Libri Einaudi pubblica le interviste allo scrittore
La montagna, il lavoro e anche la chimica Primo Levi si racconta
Per lungo tempo, dopo la pubblicazione di «Se questo è un uomo», avvenuta nel 1947 (il libro fu stampato da una piccola casa editrice torinese, la De Silva, e solo undici anni dopo ripubblicato da Einaudi, che inizialmente lo aveva rifiutato), Primo Levi rimane come nascosto. Parlano le sue pagine memorabili, che svelano il dramma della Shoa, ma lui è sconosciuto. Levi rilascia la sua prima intervista nel ’61, poi ancora silenzio fino al ’63, quando il suo secondo libro, «La Tregua», si aggiudica il Campiello. La partenza, quindi, è lenta. L’ascesa, inarrestabile. Da quella prima intervista all’ultima, nel 1987, anno della sua morte, lo scrittore rilascia oltre trecento interviste, in Italia e nel mondo. Pochissime sono andate perse. Le più ampie e rilevanti sono raccolte nel volume «Primo Levi. Opere complete III» (Einaudi). Il libro viene presentato da Marco Belpoliti, curatore, questa sera al Teatro Franco Parenti all’incontro «Primo Levi. Conversazioni e interviste» (ore 19, via Pier Lombardo 14, biglietto cortesia 3,50 euro; prenotazioni: 02.5995206). Gioele Dix ne leggerà brani.
«All’inizio la notorietà di Levi è legata più alla sua figura di antifascista», spiega Belpoliti, «l’elemento ebraico, i lager nazisti, emergono solo da fine anni Settanta, quando lo scrittore diventa un personaggio pubblico, e acquisisce quel ruolo fondamentale di testimone». Levi era generoso, se interpellato, non si tirava mai indietro. «Rispondeva a tutti, riceveva gli studenti che gli scrivevano dopo aver letto i suoi libri o per ricerche, a casa sua». Questa nuova opera, che porta alla luce cose mai apparse nei libri, tocca argomenti diversi. La chimica, il lavoro, Torino, l’alpinismo, la musica. «Levi era vero un intellettuale, a 360 gradi».
Testimone