Il filosofo, la jazzista: lode alla maturità
Dal liceo Cremona al Berchet, ecco gli studenti promossi con il massimo dei voti
Iprimi
tabelloni con gli esiti degli esami di maturità sono stati pubblicati: per ora non ci sono bocciati. All’inizio della prossima settimana arriveranno i verdetti di tutte le scuole, attesi da quasi 23 mila studenti. Spuntano i primi 100 e lode, come quello di Althea Sovani, scrittrice e jazzista del Berchet, o Filippo Di Betto, filosofo poliglotta che si è appena diplomato allo scientifico Cremona.
Dice che si appassiona «a tutto quanto concerne lo sviluppo del pensiero e le problematiche esistenziali dell’uomo sia come individuo sia nella società». Vola alto e si dà un tono Filippo Di Betto, diplomato con i massimi voti allo scientifico Cremona, drago in filosofia. «A volte devo ripetere i concetti una, due, tre volte, prima che mi capiscano. Alla fine però ce la faccio», scherza con autoironia. Alla maturità ha spiazzato con un componimento («La solitudine della solitudine») lodato da tutti i commissari. Del resto si presentava con 10 anche in matematica e in quasi tutte le materie. Parla inglese, francese, russo, gioca a pallanuoto, combatte a scherma, suona il pianoforte («Sono autodidatta!») e da sempre ha la passione per il teatro.
Recita come attore, da Aristofane ad Omero all’Ulisse di Joyce, fino alle opere moderne. È un modo per esprimersi, per avvicinarsi alla felicità. «Gli adolescenti, di solito, rifuggono l’argomento. Vivono senza farsi troppe domande, mentre sono quelle il sale della vita, molto più che le risposte», è la sua idea «testata sul campo».
In alternanza scuola lavoro ha fatto pratica in uno studio legale specializzato in controversie familiari: «Mi sono sbizzarrito — racconta Filippo —. Il dibattito mi appassiona, così come il ragionamento che porta l’interlocutore a convergere sulle mie tesi. Sono un po’ ostinato a voler avere ragione ..». E aggiunge: «La famiglia deve incoraggiare i figli a realizzarsi, a cercare la felicità, o almeno un sentimento che ci somiglia». Ha iniziato a leggere «per piacere» molto tardi, con i genitori che incalzavano: «Ricordo i pomeriggi alle elementari, passati a ripetere le lezioni con mio papà — sorride —. Quando ero bambino mi faceva una testa così sulla mia esposizione, spiegandomi l’importanza della forma, oltre che dei contenuti». Facevano il gioco dei sinonimi, per ampliare il suo vocabolario che era ancora poco ricco. Filippo è cresciuto con una grande autostima, che nella vita aiuta: «Sono io il fan più sfegatato di me stesso, sono contento di essere come sono». Molti ci arrivano da adulti, lui a diciott’anni appena compiuti. A settembre si iscrive a Scienze politiche, vuole fare carriera internazionale. L’estate? «In viaggio per l’Europa dell’Est, magari imparando nuovi idiomi».
Creativa