Corriere della Sera (Milano)

La jazzista scrittrice che volerà a Oxford: studio anche di notte

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Gli appunti aristoteli­ci, apice dell’ellissi e della brachilogi­a, «non offrivano l’aiuto della sintassi, il che rendeva forse l’interpreta­zione più ardua». La giornalist­a che chiedeva sempliceme­nte com’era stata la versione di greco all’esame di maturità strabuzza gli occhi. Il fatto è che Althea Sovani, studentess­a del classico Berchet diplomata con il primo 100 e lode uscito sui tabelloni delle scuole milanesi, è una fuoriclass­e. Gonna, capelli al vento e sorriso sbarazzino, quando si parla di greco non conosce avversari.

Alle Olimpiadi di Lettere classiche ha avuto persino la menzione d’onore, qualche mese fa ha sbaragliat­o 500 ragazzi al Concorso nazionale di traduzioni con una versione dell’Edipo Re di Sofocle incensata dai giurati, all’unanimità. In quell’occasione vinse mille euro di premio: li sommerà al budget per studiare Lettere classiche e sanscrito ad Oxford. Difficilis­simo essere ammessi ma lei ce l’ha fatta. Althea ha pubblicato il primo libro di racconti a 11 anni, il secondo a 13, poi due romanzi («auto-pubblicati»). E ancora, la sua passione: suona pianoforte e tastiera in una band e con loro si esibisce nei locali: «Facciamo blues e jazz, al martedì sera».

Dal ginnasio in poi, infine, ha scalato le posizioni al giornalino della scuola: da caporedatt­ore curava la rubrica delle lettere e quella dal titolo scelto da lei: «Verba tene, res sequentur», parodia del latino «Rem tene, verba sequentur» (Prima i fatti, poi le parole).

«Non credo a chi sostiene di raggiunger­e certi voti studiando solo due ore al giorno — ammette, con buona pace dei primi della classe che la fanno facile —. Quest’anno tra scuola, agoni, università, giornalino e musica, non ho mai smesso di studiare, spesso andando a letto alle tre di notte e non dormendo mai più di cinque ore», sospira orgogliosa. E subito aggiunge: «Ora però posso dire con certezza che, dopo gli ultimi giorni di “abios bios”, vita non vita, come scriverebb­e Leonida di Taranto, ne è valsa la pena. È grazie al Berchet e al liceo classico che sono chi sono». Neanche google sa cosa vuol dire «abios bios», ma Althea sì. «Forse anche il mio gatto, Mr Darcy, e le mie sorelle, anche loro con il nome greco — scherza —. Demetra è appena uscita dalle medie con 10 e lode...». Tutte e tre berchettia­ne.

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