Palazzi nobiliari e case di ringhiera «Fascino Cinque Vie Un rifugio dal caos»
Intervista alla stilista Marta Ferri
Distretto delle Cinque Vie. Marta Ferri, in un delizioso abitogrembiule a righe larghe che sa di passato, è seduta nell’angolo di un bar: «Questa è una parte di città defilata, non ci si arriva casualmente, così rimane nascosta. È tutta da esplorare, si annusa la Storia, ma non fa sbadigliare, è piena di vita, di botteghe artigiane».
Distretto delle Cinque vie, B Cafè, via San Maurilio. Marta Ferri, in un delizioso abitogrembiule a righe larghe che sa di passato, è seduta in un angolo, su un divanetto rétro. Una cartolina quasi ottocentesca. Poi la sua mano estrae da una grande borsa di paglia, che ancora riporta a tempi lontani, il cellulare. Magia interrotta, eccoci di nuovo nel ventunesimo secolo. «Il B Cafè è il mio pit stop obbligato», confessa la stilista. «È esattamente a metà strada fra casa e ufficio. Ho due figli piccoli, due e tre anni, un avanti e indietro continuo, allora ogni tanto mi concedo una pausa, per una spremuta, un caffè, a volte incontro qui i clienti prima di salire nel mio atelier». E la routine non si spezza neanche in piena estate? «Perché dovrebbe? È il mio nido speciale, anche con il caldo». Usciamo. Camminando per via San Maurilio, Ferri riflette ad alta voce sul quartiere. «Questa è una parte di città defilata, non ci si arriva casualmente, così rimane nascosta. È tutta da esplorare, si annusa la Storia, ma non fa sbadigliare, è piena di vita, di botteghe artigiane » . San Maurilio è via di cortili, delizia per gli occhi di chi osa entrare, varcare una soglia. I selciati incorniciano, come anti- chi tappeti, palazzi nobiliari e case di ringhiera che hanno oramai perso l’antica fattezza popolare. Nelle corti silenziose fanno capolino piccoli affreschi, targhe, si ammirano porticati e colonne, soffitti lignei a cassettoni e scaloni di marmo. Retrofront, piazza Mentana. «Una meraviglia: piccola e quadrata, alberata, molto parigina. Peccato sia completamente soffocata dalle auto. Ho firmato una petizione l’anno scorso, capisco sia difficile bloccare il traffico, ma se almeno si riuscisse a vietare il parcheggio!».
Domanda quasi obbligatoria: lei dove è nata? Con orgoglio dichiara, «milanese pura, con papà romano (il fotografo Fabrizio Ferri, ndr) ». Racconta di sé: «Cresciuta qui, scappata a New York per noia a 19 anni, rientrata cinque anni dopo». Per noia? «Erano i primi anni Duemila, di Milano all’epoca si lamentavano tutti, mancava di energia». Si illumina mentre rivela, «se dovessi trasferirmi oggi sarei in difficoltà. Non mi viene in mente un’altra città con una simile qualità di vita, con tutto così vicino, l’essenziale e il superfluo, cibo eccellente, luoghi per il fine settimana praticamente dietro l’angolo e, dimenticavo, che garantisca bambini malati tutto l’anno!».
La moda. Il suo atelier è il classico indirizzo a cui si arriva tramite passaparola. Abiti super femminili, un uso originale e ricercato dei tessuti d’arredo. Solo sartoria su misura. «Amo seguire il percorso di confezione di un abito, ispirarmi interpretando il gusto della cliente». Racconta della collaborazione con Molteni &C, la linea di tessuti creata per loro, le minicapsule tessili per i grandi alberghi. Prima dei saluti, la stilista ( con un sorriso) chiede: «Possiamo sfatare il mito che io vesta soltanto fuscellini e giovanette?».
Questa è una parte della città defilata: non ci si arriva per caso e così rimane nascosta Eppure è piena di vita, di botteghe artigiane, di cortili e piazzette magiche
A 19 anni sono scappata a New York Tutti si lamentavano di Milano. Oggi non mi viene in mente nessun altro posto con una simile qualità e facilità di vita