Ballando col «kitchen groove» dei Negrita
Rugby Sound Festival
Non c’è niente di meglio che lanciarsi per le strade della California per ritrovare il proprio cammino. È quello che hanno fatto i Negrita, che per combattere i loro demoni hanno raggiunto il Desert Yacht Club, l’oasi creativa, fondata da Alessandro Giuliano nel Mojave, che ha dato il nome al loro ultimo disco. «Eravamo vicini allo scioglimento — dice Enrico «Drigo» Salvi, il chitarrista del trio completato da Paolo «Pau» Bruni e Cesare «Mac» Petricich — e abbiamo pensato così di fare un viaggio rigenerante. Da Londra siamo arrivati a Los Angeles. Con un furgone ci siamo spinti verso la Death Valley, Joshua Tree, Zabriskie Point e il Grand Canyon. Il deserto ti spinge a guardarti dentro». La rock band si esibirà stasera per la chiusura del Rugby Sound Festival (quest’anno oltre 50 mila presenze) all’Isola del Castello di Legnano (piazza Castello, ore 21, ing.23 euro). «Nel disco, c’è un suono di frontiera — spiega Drigo — una patchanka, con roots, country, funky, reggae e anche un pizzico di elettronica». Il metodo usato è quello del «kitchen groove». «L’idea è nata on the road — dice —, con due chitarre acustiche, un computer, un microfono, scheda audio, abbiamo composto girando, in maniera nomade, senza entrare in uno studio, ma seduti attorno ai tavoli delle cucine, in una villa di una rockstar, in un hotel di Las Vegas, in mezzo al deserto». (p.ca.)