I poliziotti nella rete dei trafficanti
Operazione antispaccio fra Comasina e Affori: 23 arresti. Un agente in carcere, tre indagati
Blitz della polizia in due storiche piazze di spaccio, alla Comasina e a Bruzzano. I trafficanti potevano contare sulla copertura di alcuni agenti. I poliziotti «buoni», che avevano denunciato i colleghi, hanno subito intimidazioni, insulti e minacce pesanti. Ma adesso il quarto fascicolo di indagine aperto sulle commistioni alla Comasina ha portato all’arresto di 23 persone.
Per capire cosa si muove e quali sono gli umori nel sottobosco criminale della città, a volte, basta far caso ai muri. In questo caso, a quelli di piazza Gasparri, Comasina, uno degli storici crocevia per lo smercio di cocaina nella parte nord della città, assieme a Bruzzano.
È giugno 2016, quando su una parete compaiono alcune scritte: minacce un po’ sgrammaticate indirizzate a un poliziotto in servizio al commissariato di zona. Un anno e mezzo dopo (gennaio 2018: stesso muro), gli insulti sono per Laurence Rossi, 40 anni, l’ex padrone e fornitore unico di coca, passato a collaborare con i magistrati, e per questo definito senza mezzi termini «sbirro infame». Senza dimenticare ovviamente il lancio di una bomba carta all’interno del commissariato, l’aggressione ad alcuni poliziotti in strada, nel 2016, l’incendio di un’auto privata di uno degli agenti, un anno fa. Un clima di tensione, ora terminato con l’esecuzione di 23 misure cautelari in carcere per traffico di droga eseguite dalla Squadra Mobile, diretta da Lorenzo Bucossi, coordinata dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia (pm Cecilia Vassena e Giovanna Cavalleri).
Un blitz che, secondo gli inquirenti, «ha chiuso definitivamente due storiche piazze di spaccio». Comasina e Bruzzano, appunto. Bande che, tra il 2013 e il 2017, hanno gestito il business della coca nella zona Nord attraverso un’accurata organizzazione imprenditoriale (venivano dati compiti precisi, e pagati «stipendi» anche di 8mila euro al mese), e che poteva contare sulla collaborazione di quattro poliziotti collusi, dei quali uno, raggiunto dal provvedimento restrittivo emesso dal gip Anna Calabi (gli altri sono indagati a piede libero), stabilmente inserito a libro paga, e retribuito dai delinquenti mille euro al mese.
Si tratta del sovrintendente capo Roberto D’Agnano, 44 anni, ora in forza al Reparto Mobile, ma che in passato prestava servizio proprio al commissariato di via Comasina. Soldi, weekend pagati, e altre regalie in cambio di soffiate e favori. In una occasione, avrebbe preso parte anche a una spedizione punitiva.
Per il resto, i nomi sono quelli dei malavitosi di quartiere. Oltre a Rossi, arrestato l’anno scorso dentro un bunker ricavato nel suo appartamento casa di Seregno (Monza), in Comasina, al vertice, c’era suo cognato Luca Saccomano, che dal carcere riusciva a condurre gli affari del quartiere.
A Bruzzano, invece comandava Cristofer Scirocco, il nipote del boss Pepè Flachi, fino a 20 anni fa uno dei «signori» della droga, e Simone Pittella, il 28enne catturato a febbraio con il trono in casa in stile Scarface, e il pitbull di guardia. Le indagini hanno preso il via dalle segnalazioni degli agenti del commissariato Comasina, che si erano accorti dei rapporti tra i colleghi e i pregiudicati della zona, e si sono sviluppate in modo decisivo con le dichiarazioni agli inquirenti di Laurence.
La giornata dei trafficanti cominciava con una riunione nel cortile di un’autorimessa di Novate Milanese, e poi proseguiva con turni di otto ore. C’era chi «spacchettava» la droga, e chi la custodiva per finire ai responsabili della piazza. Nei guai anche due imprenditori che hanno dato copertura societaria a Rossi per l’acquisto di due case, sotto la sigla della «Immobiliare Laurence Pablo Escobar».
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