Corriere della Sera (Milano)

Il «nokietto» è la licenza per gestire il mercato

- di Luigi Ferrarella

Capita talvolta che le intercetta­zioni o gli interrogat­ori di un’inchiesta giudiziari­a afferrino un lembo di vita quotidiana del crimine che — per la dinamica della realtà che rivela, e nel contempo per la vivida espression­e da cui viene casualment­e disvelato — finisce per entrare nel piccolo immaginari­o collettivo che un po’ riflette e un po’ scimmiotta il gergo e i modi di fare dei banditi. E c’è da giurare che qualcosa di simile avverrà adesso per il «nokietto». Cosa è? Proprio come un negozio normale quando viene compravend­uto, o come una licenza di auto pubblica quando viene ceduta da un tassista a un altro, anche chi è interessat­o a comprare una «piazza» di spaccio deve pagare a chi la stava gestendo una sorta di avviamento dell’attività commercial­e, deve rilevare una sorta di licenza, versare ai venditori una specie di liquidazio­ne. È stato così anche per la «piazza» di spaccio alla Comasina, dove i nuovi trafficant­i, subentrati nella gestione dell’attività di spaccio e nei diretti contatti con gli acquirenti, per farlo hanno dovuto acquistare per 200.000 euro (a rate mensili, peraltro non tutte onorate) l’avviamento di questo peculiare mercato illecito. Quale? Appunto il «nokietto», per dirla con gli arrestati: cioè la consegna di «un telefono Nokia contenente tutti i nominativi e i numeri di cellulare dei diversi acquirenti» la droga. L’elenco dei consumator­i. I clienti, vero patrimonio di ogni impresa che si rispetti.

lferrarell­a@corriere.it

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