Saronno chiama Ek
LA SCELTA CHE PREMIA I VALORI
Forse Ekapol Chantawong non vedrà mai Saronno. Magari avrà altri inviti in giro per il mondo e non sono da escludere strascichi giudiziari per l’imprudenza di aver condotto dodici ragazzini in una grotta creando una situazione di pericolo che ha tenuto per diciassette giorni il mondo con il fiato sospeso ed è costata una vita umana. Però nella cittadina lombarda ci sono genitori, educatori e dirigenti sportivi convinti che, sebbene l’abbia «combinata grossa», il venticinquenne allenatore thailandese abbia qualcosa da insegnare ai loro ragazzi. Per questo, raccogliendo i pensieri del prevosto («Ha sofferto tanto, ha dato tutto, è un grande motivatore»), hanno deciso di invitarlo al centro sportivo Ronchi per incontrare centinaia di giovanissimi sportivi locali. Al di là della curiosità che suscita, è una scelta in controtendenza con alcuni degli atteggiamenti dominanti di questi tempi, soprattutto a queste latitudini. Colpisce, infatti, l’afflato di vicinanza e di empatia implicito nell’individuazione di una figura decisamente «altra» rispetto all’ambiente in cui è maturata. Proprio mentre l’«effetto lucifero» — come ha scritto Mauro Magatti sul Corriere — divora spazi di pensiero, succede che nella stessa città dove qualcuno ha eretto barricate per impedire l’accoglienza di una dozzina di immigrati qualcun altro decide di non fermarsi alla prima, facile immagine di «perdente» del giovane Ek. E ne coglie i profondi aspetti di umanità sana e ricca al punto da volergli «affidare» anche i propri ragazzi.