Profughi anti-degrado e malumori
Sei squadre di volontari con l’Amsa nelle periferie
Il primo impatto non è semplice. Quando le nuove squadre di «Bella Milano», che arruolano in funzione antidegrado richiedenti asilo e disoccupati, arrivano in piazzale Ferrara, scatenano qualche malumore tra gli abitanti del Corvetto impegnati in una mattinata di mercato. A dimostrazione che il tema im- migrazione, soprattutto in periferia, è affare assai delicato di questi tempi. Le (limitate) contestazioni consigliano comunque di spostare di qualche decina di metri la presentazione. Beppe Sala prende atto del clima, ma non s’arrende: «Oggi è molto più popolare urlare o fare i leoni da tastiera — afferma il sindaco — noi rispondiamo con la pazienza del lavoro. E anche se saremo in pochi, continueremo con il nostro impegno. Qua non si fa scena: con questo progetto faremo lavorare oltre 800 persone». Dopo una prima fase di sperimentazione, l’iniziativa comunale che offre un aiuto alle persone in difficoltà si rilancia. Da ieri sei squadre si affiancano agli operatori dell’Amsa nella cura della città — dalla cura delle aree verdi, alla raccolta di cartoni e foglie — e segnaleranno inoltre casi di disagio sociale sul territorio. Si parte dal Corvetto, Baggio, la zona di via Sarpi e quella di via Gola, che si vanno ad aggiungere all’area della stazione Centrale e all’asse di via Padova scelte l’anno scorso come aree test. L’obiettivo è arrivare ad arruolare entro il prossimo anno disoccupati con borse lavoro, cittadini in difficoltà, e italiani e richiedenti asilo volontari, selezionati dagli uffici comunali, da impiegare in una ventina di squadre, in modo da raggiungere anche altri quartieri periferici come San Siro, Quarto Oggiaro, Niguarda, MoliseCalvairate e Gratosoglio. «È una formula che riteniamo vincente proprio perché permette a tutte queste persone di dimostrare la propria voglia di fare. La bacchetta magica non ce l’ha nessuno», spiega sempre il sindaco Sala, che a proposito della possibilità di usare il lavoro come percorso d’integrazione dei migranti torna a invocare «un piano nazionale». È d’accordo l’assessore al Welfare, Pierfrancesco Majorino che offre al nuovo governo penta-leghista l’iniziativa di Palazzo Marino come «modello che i ministri Luigi Di Maio e Matteo Salvini possono assumere a livello nazionale. Il nostro è un esempio unico perché punta a offrire un sostegno economico a chi è in difficoltà e insieme ad attivare in azioni volontarie profughi accolti nelle strutture».
Il centrodestra unito boccia il progetto. Se la risposta della Lega è al motto «prima agli italiani», da Forza Italia è Silvia Sardone ad accusare: «Sala e Majorino continuano a parlare di “modello Milano”, ma se le periferie sono in preda al degrado la responsabilità è delle politiche immigrazioniste della sinistra». Per l’assessore regionale Riccardo De Corato, «il Comune pensa che questo buonismo condito di scopa e ramazza possa far chiudere gli occhi ai milanesi sull’emergenza immigrazione, ma si sbaglia».