Dati e trasparenza
SHARING VIRTÙ E VIZI CONDIVISI
Nel 1930 Keynes scrisse le prospettive economiche dei nostri nipoti. L’economista si spingeva avanti di circa un secolo per capire il futuro. Parlava dunque di noi: siamo i nipotini di Keynes. Pensiamo allora di fare un esercizio simile, spingiamoci avanti di mezzo secolo. Cosa si dirà della nostra sete insensata e novecentesca di proprietà? Mille automobili quasi sempre ferme per mille persone. Mille biciclette per mille ciclisti saltuari. Mille parcheggi per mille auto. La mobilità che stiamo sperimentando oggi, a Milano, basata sulla condivisione, ha molti aspetti avanguardistici: magari bastano un’auto e una bicicletta ogni cento persone. Magari no. Vedremo. Vista con la prospettiva storica la sharing economy è un nuovo punto di equilibrio tra gli eccessi del capitalismo e i fallimenti del comunismo. È una nuova società. Più sostenibile. Però questo non vuole dire che non vada analizzata a fondo. Apprezzata dove serve: il bilancio per ora è positivo. E criticata dove aiuta: siamo pronti a condividere gli oggetti? Questo vuole dire rispettarli, tenerli puliti, parcheggiarli come si deve. L’idea che un servizio pubblico, anche se favorito dai privati, non meriti cura è svilente dal punto di vista della civiltà. Condiviso significa nostro, non a me i vantaggi e agli altri i problemi. Resta il tema dei dati, informazioni forse grezze ma vitali e redditizie per le società. Vanno regolamentati, anche perché c’è quello che abbiamo di più «caro» al mondo lì: le nostre carte di credito.