Il coraggio di trasformare Bach
Alessandrini adatta per archi le opere clavicembalistiche del musicista tedesco
Adattare per un’orchestra d’archi opere clavicembalistiche di Bach, anche aggiungendo o modificando? «Non si gridi all’affronto; nonostante siamo arrivati ai confini con l’arbitrario non è un’operazione solo moderna o ingiustificata. Nel 900 ci furono le monumentali trascrizioni di giganti come Elgar, Stokowski, Schoemberg e Webern; Mozart trascrisse per quartetto d’archi alcune fughe del “Clavicembalo ben temperato” e soprattutto fu lo stesso Bach a rimettere mano a se stesso. Sue opere precedenti confluirono nella Messa in si minore, rielaborò in alcune Cantate dei movimenti dei “Concerti Brandeburghesi”, trasformò il Preludio e Fuga in la minore per cembalo BWV 894 nel Triplo Concerto per flauto, violino, cembalo e archi». La dotta spiegazione serve a Rinaldo Alessandrini per spiegare la genesi dell’interessante programma che propone stasera in Santa Maria Segreta per Milano Arte Musica (via Mascheroni 10, ore 20.30,€ 15) alla guida del Concerto Italiano, da lui stesso creato nel 1984 e portato rapidamente nell’élite mondiale della musica antica. «Ho scelto forme che adottano la variazione come sistema generatore della musica; e noi faremo delle “Variazioni su Variazioni”, cambiandone l’immagine e il suono. Non c’è nessuna pretesa di ortodossia, si tratta piuttosto di un divertissement, quel sottile piacere intellettuale vissuto durante un anno di gestazione e realizzazione del progetto». La Passacaglia BWV 582, «quasi costantemente concepita a quattro parti, si adatta magnificamente alla scrittura orchestrale, che ne esalta il carattere di danza». La prima parte si completa con l’«Aria variata alla maniera italiana» BWV 989, mentre la seconda è dedicata alle celeberrime «Variazioni Goldberg», summa vertiginosa dell’arte della variazione. «Ho mantenuti i canoni, altre volte ho completato la scrittura irregolare di molte variazioni, aggiungendo linee e voci intermedie o esplicitando la polifonia stenografata nella scrittura, clavicembalistica e al limite dell’eseguibile per gli archi».