Caccia dei vigili fuori dai club e dalle stazioni
La faticosa caccia dei vigili: dalle stazioni ai club
Dagli «abusivi di professione» della stazione, ai driver estemporanei iscritti alle app come Uberpop e Heetch classic (oggi chiuse), orbitanti attorno alle discoteche. La ragnatela dei tassisti irregolari — senza licenze né garanzie — , un fenomeno in forte aumento che le pattuglie della polizia locale faticano a tenere sotto controllo. I precedenti di stupri e tentate violenze.
Di notte, si muovono davanti all’Old fashion, nell’oscura «fossa dei serpenti» di viale Alemagna, cercando la ribalta dei riflettori al chioschetto fuori dalla discoteca solo al momento opportuno, quello in cui «catturano» la preda; al nuovo Plastic o davanti all’Alcatraz si palesano sui telefonini, «accendendosi» nella nuvola delle app che fanno incontrare domanda e offerta per i ragazzi; fuori dal Gattopardo, ci sono quelli di «rango», autisti privati senza luccicanti livree né licenze nel buio del cruscotto, ma con il portafoglio che risplende grazie alle elargizioni di manager o rampolli di famiglia; ad Assago e nei punti caldi della movida sudamericana eccoli travestiti da amici o parenti, lo stesso metodo degli abusivi indiani e cinesi, dall’alba al tramonto, all’aeroporto della Malpensa mentre a Linate i tassisti controllano gli Ncc che a loro volta tengono a distanza i fuorilegge. Di giorno, invece, aspettano alla luce del sole in stazione Centrale gli abusivi quasi «professionali»: conosciuti alle forze dell’ordine e già con un onesto curriculum di multe e confische.
La ragnatela dei «tassisti abusivi» milanesi, insomma, si srotola in diversi luoghi della città e in diversi momenti della giornata. È composta di diversa fauna ma soprattutto si rivolge a diversi mercati. Decine e decine di persone, più probabilmente centinaia. Piloti habituée ed estemporanei, a caccia di denaro facile.
Dalle pattuglie della polizia locale che ne seguono le evoluzioni — con scarsi numeri e abbondante fatica — si stenta a credere che le aggressioni, o in generale i reati, vengano fatti da chi con il lavoro di autista abusivo ci campa (anche se alcuni soggetti vengono monitorati proprio per questo). Vale a dire la ventina di autisti attivi alla Centrale, spesso ex tassisti o ex autisti privati che continuano il loro antico mestiere, cercando allo stesso tempo di sfuggire alle forze dell’ordine. Fece scuola il caso di Michele Tumminelli, ex poliziotto classe ‘78, riuscito a collezionare, senza assicurazioni né patente, oltre 7 mila multe tra ingressi in Area C, semafori rossi e svariate altre infrazioni stradali.
Meno «garanzie», se così si può dire, offrono gli abusivi della notte, quelli che la polizia locale non riesce a controllare nelle zone da cui gli stessi tassisti preferiscono stare alla larga («troppi ubriachi, solo problemi», è la risposta tipica di chi guida, di notte, le automobili pubbliche).
Così prolifera l’illegalità. Codificata (tramite le app Heetch e Uberpop, oggi non più attive) oppure «libera». E cioè gli abusivi tout court, il vero pericolo per turisti e cittadini, «soprattutto sudamericani — spiega chi conosce il settore — e nordafricani». Come il 61enne egiziano Elshebbiny, il colpevole dello stupro di giugno. Lui faceva parte di entrambe le categorie. Abusivo da anni, aveva colto l’occasione delle app — era iscritto a due diverse società — per farsi conoscere dalla clientela, a cui dava direttamente il suo numero di telefono, continuando altresì a bazzicare fuori dalle discoteche. «Invito le famiglie a investire sulla sicurezza e a sensibilizzare i figli all’uso del servizio regolare» ha detto ieri il vicesindaco Anna Scavuzzo, riconoscendo i rischi di un fenomeno privo di garanzie. «Non possiamo innovare e rendere servizio ai cittadini per colpa della polizia locale» era sempre stata la risposta di Uberpop prima e Heetch poi garantendo — ma soltanto a parole — per i propri, autoproclamati driver.