Pellegrini, coppia da mezzo secolo
Il mezzo secolo insieme dei coniugi Pellegrini
Mezzo secolo insieme dal primo incontro in corso Buenos Aires. Ivana ed Ernesto Pellegrini hanno accolto la città nella loro casa a San Siro. Una storia d’amore nel nome (anche) della solidarietà.
«Sono di fretta ma non per i preparativi: mi aspettano a Roma, devo ritirare un’onorificenza della Repubblica, è un premio per la mia infinita pazienza, anzi resistenza...». Ride Ernesto Pellegrini, subito fulminato con lo sguardo dalla sua Ivana. Mezzo secolo di vita insieme. Il fidanzamento, il matrimonio, la figlia Valentina, la società, l’Inter e mille, mille altre cose ancora. Comprese le feste. Per esempio quella di ieri sera nella villa a San Siro per celebrare giustappunto l’inizio di tutto tra l’Ernesto e l’Ivana.
Cinquant’anni fa. Data scolpita, come il luogo e le circostanze: 15 gennaio 1968, il ritrovo convenuto per l’«esordio» il Motta di corso Buenos Aires. Non fosse che l’uno e l’altra si stavano aspettando in parti diverse. L’Ernesto pensò a un due di picche, l’Ivana al solito ragazzo inaffidabile. Non si sa come s’incontrarono, in mezzo al traffico e ai passanti. Seguirono cena e balli e la reciproca convinzione che non sarebbe potuto essere altrimenti.
Son feste famose, quelle dei Pellegrini, se vogliamo anche anacronistiche, e non c’entrano affatto l’età dei protagonisti e men che meno un alone nostalgico: chi ha potuto partecipare a questi eventi ripete che non è mai cambiato niente. Gli amici d’una esistenza, assai meglio se provenienti da mondi diversi; i cantanti — uno dei preferiti della coppia è Al Bano —; ogni volta centinaia di presenti, certamente, ma senza inseguire per forza i vip e la spettacolarizzazione utile magari a guadagnare punti nel circuito sociale. Somiglia tutto alla medesima liturgia delle partite serali dell’Inter, per dire: rapida cena, trasferimento allo stadio, ritorno a casa e sosta a casa Pellegrini in taverna per rivedere le azioni salienti. E ugualmente, in questa liturgia pallonara, sotto la discreta regia della padrona di casa, cioè l’Ivana, si ritrovano persone che, di primo acchito, non ci azzeccano nulla l’una con l’altra. Non è esercizio retorico ricordare che, non ci fosse stata l’Ivana, non ci sarebbe stato l’Ernesto. E ricordare poi che il ristorante «da Ruben», nato per sfamare i poveri, è uno dei più bei regali fatti a Milano da una coppia fortunata. Ruben era un contadino, lavorava nella cascina dove crebbe Pellegrini; divenne una senzatetto e una notte morì di freddo. L’Ernesto non l’ha mai dimenticato e l’Ivana gliel’ha sempre ricordato. E anche qui, non sarebbe potuto essere altrimenti.
L’aiuto
L’impegno nel sociale di moglie e marito con la creazione del ristorante per i poveri