Corriere della Sera (Milano)

Rassegna

Lo Spazio Oberdan celebra il cinema di John Huston con 19 film: dai noir alle biografie

- Maurizio Porro

Potente fumatore e bevitore, alto 1 metro e 88, aria da patriarca (fu Noè nella «Bibbia» doppiato da Foà), molto amico di Hemingway cui somigliava non solo nel fisico, figlio e padre d’arte (Anjelica e Danny), John Huston, nato a Nevada e vissuto tra i due mesi di agosto del 1906 e ‘87, è stato uno dei grandi del cinema americano che vive eterno nelle sue sceneggiat­ure scritte a mano. Ne ha percorso tutti i generi, dal western al musical al giallo, esplorando a 360 gradi il gusto dell’avventura di uomini potenti e prepotenti. 19 titoli si rivedranno nella rassegna della Cineteca, in programma da oggi all’Oberdan. 18 regìe e una interpreta­zione, «Chinatown».

Huston non era solo autore di gialli e mistery, il suo dinamismo aveva un decalogo psicologic­o, passava dalla vita di Toulouse-Lautrec («non potevo girarla che a colori») a quella di Freud (con Montgomery Clift, in bianco e nero perché il colore avrebbe distratto lo spettatore), dal melò con Bette Davis (scriveva per la salottiera MGM) ai film machi della Warner dov’è assunto nel 1938. Qui il suo divo complice e feticcio fu Humprey Bogart («Il mistero del falco», «Il tesoro della Sierra Madre» con 2 Oscar, «La regina d’Africa») per cui pronunciò una magnifica orazione funebre il 17 gennaio del 1957: avevano diviso un po’ di vita e di finzione insieme. Huston ha anche dato a Marilyn Monroe il primo e l’ultimo titolo della sua carriera: «Giungla d’asfalto» e «Gli spostati» scritto da Miller, una figurina di donna di grande infelicità. Si accorse che l’attrice aveva qualcosa di speciale, sentiva che non si sarebbe fermata lì.

Figlio del grande caratteris­ta Walter, che lo introdusse nell’ambiente teatrale di New York, dove conobbe i grandi, O’Neill, Scott Fitzgerald, Sinclair Lewis, Theodore Dreiser, fra un detective e un bacio della coppia da lui stesso creata, Bogart-Bacall, ebbe sempre un occhio di riguardo per la letteratur­a. Ridusse opere di Dashiel Hammett («Il mistero del falco»), Tennessee Williams («La notte dell’iguana»), Flannery O’Connor («La saggezza nel sangue»), Carson McCullers («Riflessi in un occhio d’oro»), Malcolm Lowry («Sotto il vulcano»), Melville («Moby Dick») terminando col magistrale «The dead» ispirato al racconto finale dei «Dublinesi» di Joyce. Gli piacevano i casi della vita, confrontar­e anima e carne, raccontare vite celebri, rivisitare il mito del West («Gli inesorabil­i» con Burt Lancaster e la meticcia Audrey Hepburn), con preferenza per i poliziesch­i hard boiled in cui si riflette il suo disincanto per la vita e il mosaico sordido di ambiguità. Sceneggiat­ore, regista, militare, attore, pugilatore («Città amara» che racconta il ring è uno dei suoi capolavori), documentar­ista di guerra con reportage di impression­ante verismo, Huston aveva il piacere di raccontare, tenendo sempre spazio per ciò che s’intuisce dietro l’immagine anche di una sigaretta che si spegne. «Non cerco di adattarmi al livello medio del pubblico, credo che se un film piace a me, piacerà anche agli altri».

 ??  ??
 ??  ?? Da Oscar Sopra Katherine Hepburn e Humphrey Bogart in «La regina d’Africa». A sinistra John Huston nei panni di Noè ne «La Bibbia»
Da Oscar Sopra Katherine Hepburn e Humphrey Bogart in «La regina d’Africa». A sinistra John Huston nei panni di Noè ne «La Bibbia»
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy