Corriere della Sera (Milano)

Il manager, il prof: aspiranti tutor ai blocchi di partenza

Un anno fa in 230 si erano offerti per l’assistenza ma la formazione è in ritardo. Il caso dei ragazzi in fuga

- El.An.

L’attesa lunghissim­a. E non ancora finita. Più di cento milanesi che un anno fa si erano candidati come tutor volontari per Msna stanno ancora aspettando di formarsi con i corsi della Regione. Sul fronte delle nomine da quando — a marzo — il Tribunale per i minorenni ha preso in mano la gestione del processo, la macchina è partita. Tutti i sessanta minori arrivati negli ultimi quattro mesi sono stati associati ad un volontario, ma spesso è capitato il paradosso: prima ancora di essere preso in carico, il minore è scappato — non si sa dove.

«A me è successo così, sono in attesa di un nuovo incarico», conferma Elena Avidano, ex consulente. «I tempi paiono biblici», annuisce il manager Salvatore Bragantini, ex Commissari­o Consob (oltre che nonno), che aspetta di iniziare il corso. Un passo indietro: a febbraio, in ritardo di mesi rispetto ad altre regioni, la Città metropolit­ana, su delega del Pirellone, ha avviato le «lezioni». Ad oggi 120 milanesi (sui 230 che si erano offerti) sono pronti. «È fondamenta­le garantire la tempestivi­tà delle nomine, fin dalle prime ore di accoglienz­a — non si stanca di ripetere il presidente di via Leopardi, Maria Carla Gatto —. È una nuova idea di tutela, espression­e di genitorial­ità sociale e cittadinan­za attiva. Bisogna investire nella progettual­ità. Potranno essere utilizzati per questo anche fondi europei». Centinaia di minori arrivati da tempo e già inseriti in comunità hanno ancora come tutore il Comune, dovrà esserci il passaggio di consegne. L’esercito dei volontari è trasversal­e: lavori e esperienze diverse tra loro. «Mi prenderò cura di un ragazzo somalo, ci siamo incontrati con l’ausilio di un interprete», racconta Livia Tomasini. Fresca di nomina anche Emanuela De Vecchi: «Del mio si sa poco, arriva dal Gambia. Per ora i miei interlocut­ori sono la comunità e il Tribunale per i minorenni». In attesa Fabio Ranchetti, docente in Statale: «Ho una classe di 37 studenti e 29 nazionalit­à diverse, da sempre mi occupo di ragazzi — spiega —. Mi chiedo come verremo accolti dalle comunità». Saranno punti di riferiment­o affettivo, educativo e legale, rimarca impaziente Giuliano Repetto: «Darò supporto con un sentimento di civica paternità». Enzo Schinò, pensionato, conta sul «mutuo supporto» tra tutor, Chiara Baratti, coach, ammette che «non sarà facile», Marion Muzi Falconi spera in un abbinament­o «ragionato, sulla base di interessi o passioni comuni».

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