«Poltrona sensoriale» e immagini dal satellite per il vigneto hi-tech
Le idee della cantina che lavora con le università
A incuriosire di più è la «poltrona sensoriale», che serve a monitorare le emozioni dei potenziali clienti. Ma le innovazioni introdotte dalla cantina Vigne Olcru (acronimo di Oltrepo Cru) vanno ben oltre. Tanto che la giovane azienda vitivinicola (inaugurata nel 2013), con sede a Santa Maria della Versa (Pavia), potrebbe essere definita la prima cantina 4.0 italiana. «Il mondo dell’enologia si evolve e sono molte le aziende che, specialmente nella nostra regione, hanno introdotto novità tecnologiche», spiega Hosam Eldin Abou Eleyoun, neo presidente di Ais Lombardia, l’associazione dei sommelier, «ma la particolarità di OlCru è che le comprende tutte».
Cominciamo dalla poltrona, una specie di macchina della verità che serve a rilevare le sensazioni provocate non solo dall’assaggio, ma anche dalla vista di un’etichetta o di un calice di vino. Realizzata con la collaborazione dello Iulm di Milano, dipartimento di Neuromarketing diretto da Vincenzo Russo, permette, come ricorda Massimiliano Brambilla, 48 anni, fondatore della cantina con il fratello Matteo, 38 anni, di «rendere oggettivo qualcosa di tipicamente soggettivo come il gusto». Uno speciale casco munito di sensori rileva una serie di reazioni, dalla sudorazione delle mani al battito cardiaco. E con l’ausilio di due raggi laser vengono registrati i movimenti del bulbo oculare e i muscoli facciali. Insomma, tutte le emozioni del soggetto, il quale contribuisce così a una ricerca di marketing. Ma le innovazioni, in Vigne Olcru, non si fermano qui. La cantina, che produce prevalentemente (60%) pinot nero nelle varie vinificazioni (oltre a tutte le altre produzioni tipiche dell’Oltrepò Pavese, dalla croatina alla barbera, dal moscato al chardonnay), collabora con altre università, oltre allo Iulm: la Cattolica e la Statale di Milano, con la quale è in atto una sperimentazione su 40 cloni di pinot nero provenienti da tutto il mondo ed è stato messo a punto un sistema che permette di riciclare la Co2 riducendo al minimo la dispersione nell’ambiente. Oltre all’utilizzo del satellite per stabilire tempi di concimazione e maturazione delle uve. Infine, esiste un protocollo con la facoltà di Agricoltura ed Enologia dell’Arabia Saudita che ha per oggetto la ricerca delle biodiversità in vigna e nei frutteti
E i risultati economici? «Arrivano in gran parte dall’estero. Puntiamo soprattutto sui mercati extra-europei — risponde Massimiliano Brambilla —. Già oggi vendiamo buona parte della produzione in Cina e Stati Uniti. Più in generale l’obiettivo è arrivare a 400 mila bottiglie prodotte. «Anche facendo rete — conclude — con altre cantine del territorio».