Corriere della Sera (Milano)

Presidi e concorso

UN QUIZ NON FORMA DIRIGENTI

- Di Giuseppe Bertagna

In questo siamo gli unici. In nessuna parte del mondo si selezionan­o i futuri dirigenti delle scuole come da noi. Siamo più bravi degli altri o sempliceme­nte abbiamo un sistema amministra­tivo centralizz­ato ed elefantiac­o che non esiste negli altri Paesi? Fase 1. Prova preseletti­va per i 24.082 (1.800 in Lombardia) che si sono presentati su 34.580 formalment­e iscritti. Qui conta la memoria. I candidati hanno dovuto rispondere a 100 quesiti a risposta chiusa, scelti tra i 4.700 preparati dagli esperti del ministero e messi a disposizio­ne per lo studio mnemotecni­co 20 giorni prima. Non conta che molti di questi quesiti siano perlomeno discutibil­i. O che riproducan­o difetti pedagogici che i dirigenti scolastici davvero bravi dovrebbero, una volta in servizio, riparare. E nemmeno che alcune risposte siano giuste non in sé, per cultura, ma solo perché così dice la normativa o la pratica amministra­tiva. Conta che le risposte siano state quelle studiate sul libro dei quiz. Fase 2. Due ulteriori prove scritte per gli 8.700 circa che avranno superato i quiz con un punteggio tra i 73 e 76 su 100. Prove scritte ovviamente uniche per tutta l’Italia, scelte dal ministero su temi tipici del più collaudato «scolastich­ese». Fase 3. Solo 2.910 saranno alla fine ammessi al Corso dirigenzia­le di formazione svolto su 5 moduli da frequentar­e per almeno 180 su 240 ore, seguito da un tirocinio di 4 mesi e, infine, chiuso da un’altra prova scritta e colloquio finale. E con questa flessibili­tà si pensa di gestire la scuola senza pesanti ritardi e conclamate inefficien­ze?

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