LA STRANA SFIDA DEI RIFIUTI
Un mese fa Milano si faceva vanto del successo nella raccolta differenziata: il 55,6 per cento, un exploit da vertici delle metropoli europee. L’altro giorno la notizia di arresti e confische per traffico illecito di rifiuti, creazione di discariche abusive, frode in commercio e falso in pubbliche registrazioni, delitti perpetrati in una zona cui la città dovrebbe tenere molto: il Parco Sud. Con un risvolto odioso: il pvc ricavato partiva via Genova per Turchia e Messico verso aziende produttrici di scarpe e stivali per bambini. Il contrasto tra queste due Milano va preso come un’opportunità politica, culturale, di etica individuale. Fare ancora meglio e di più per la raccolta differenziata, in termini di risorse, mezzi, comunicazione riduce zone grigie e terreno di coltura della criminalità organizzata. Le istituzioni locali (Comune, Regione e Città metropolitana) e nazionali hanno il dovere di salvare ambiente e qualità della vita in positivo, mentre le forze dell’ordine fanno la loro parte per reprimere e far pagare le attività criminose. Ma è una cittadinanza attiva che può garantire il successo. I soli ideali di vivibilità e salvaguardia non bastano. Anzi, rischiano di ingenerare frustrazione e disamore quando scoppiano scandali, di far scattare il rancoroso «ma chi me lo fa fare». Le «buone pratiche» personali sono una via maestra. Raccogliere e selezionare in casa e fuori, in strada, nei parchi, in vacanza materiale organico, carta, plastica, vetro, lattine è un modo anche per battere i delinquenti, oltreché star meglio noi.