Corriere della Sera (Milano)

I contagiati della legionella: trovate la causa

Mai così tanti casi in Italia. Il sindaco: evitare allarmismi. Controlli all’acquedotto

- di Sara Bettoni e Simona Ravizza

«Va trovata la causa»; «Abbiamo paura, è la seconda volta che Bresso viene colpita». Il grafico indica una miriade di pallini rossi tra via Roma, via Cavour, via Manzoni, via Madonnina e via Savino. È la mappa dei contagi, lì a Bresso, cittadina a nord di Milano da 26 mila abitanti che convive da oltre due settimane con l’incubo della legionella.

Il grafico indica una miriade di pallini rossi tra via Roma, via Cavour, via Manzoni, via Madonnina e via Savino. E tra chi è di casa più lontano, più d’uno ha comunque l’ufficio o la sede di lavoro in zona. È la mappa dei contagi della legionella su cui stanno lavorando gli esperti dei laboratori di prevenzion­e dell’Ats di Milano(ex Asl) guidati da Giorgio Ciconali. I casi sono tutti (o quasi) concentrat­i intorno al palazzo del Comune, lì a Bresso, cittadina a nord di Milano da 26 mila abitanti che convive da oltre due settimane con l’incubo della legionella.

«Va trovata la causa»; «Abbiamo paura, è la seconda volta che Bresso viene colpita dalla malattia». In visita ai ricoverati al Niguarda, Stefano Buffagni, sottosegre­tario alla Presidenza del Consiglio dei ministri (Affari regionali e autonomie) di casa a Bresso, raccoglie i timori dei pazienti finiti in ospedale dopo avere contratto l’infezione a partire dal 10 luglio. E il numero di contagi cresce di giorno in giorno: di ieri l’aggiorname­nto a 33 casi. In base agli ultimi dati disponibil­i, l’età degli ammalati va: per sette dagli 80 agli 89 anni (tra cui c’è una donna morta di 84 anni), per sei tra i 70 e i 79, per cinque tra i 60 e i 69, due erano over 90 (e sono entrambi deceduti) e poi c’è un uomo di 46 anni. Il 71% sono uomini, il 29% donne. Enrico Forzetti, 53 anni, abita in via Manzoni: «Faccio la doccia fredda per evitare contagi. La paura si trascina dal 2014, quando sempre a Bresso ci furono 9 casi, ma la causa non è mai stata individuat­a».

Bisogna trovare la fonte del contagio. Nell’acquedotto al momento non è stata individuat­a la presenza della legionella, ma s’indaga anche sulle diramazion­i delle condutture. Restano chiuse tutte le fontane pubbliche, mentre nelle case continuano gli interventi di sanificazi­one e pulizia dei filtri e dei rubinetti e gli amministra­tori di condominio procedono con gli shock termici sugli impianti idrici. «Per ora non è purtroppo possibile individuar­e le origini del contagio, ma tutti gli sforzi delle autorità sanitarie sono volte a questo obiettivo — ribadisce il sindaco di Bresso Simone Cairo (son al lavoro oltre 30 esperti dell’Ats, ndr)—. L’importante è evitare inutili allarmismi». Da ieri è attiva una info line al numero 02.61455200 (da lunedì a venerdì dalle 9 alle 12; il martedì e giovedì anche dalle 15 alle 18); e ci sono gazebo informativ­i davanti ai supermerca­ti Esselunga e Lidl e davanti all’Ufficio Postale. Buffagni assicura: «Il problema è all’attenzione anche del governo». E l’assessore alla Sanità Giulio Gallera sottolinea: «Nonostante non si arresti il numero dei casi segnalati, sui 20 pazienti complessiv­amente arrivati al Niguarda, 6 sono stati dimessi, gli altri sono stabili e in via di guarigione; al Bassini ci sono 6 pazienti ancora ricoverati, ma nessuno in situazione critica». Spiega Oscar Di Marino, tra i massimi esperti a livello nazionale di legionella: «È la prima volta in Italia che si registra un numero di casi così elevato. Il problema nasce perché qualcuno verosimilm­ente non ha osservato le norme tecniche di buona manutenzio­ne degli impianti idrici o aeraulici (torri di raffreddam­ento per i condiziona­tori d’aria). Bisogna aspettare l’esito dei campioni d’acqua prelevati nelle case».

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