Corriere della Sera (Milano)

Piazza del Duomo, il caso è aperto «Riscopriam­o il bosco di Piano»

Le reazioni all’appello di Ratti. Cucinella: «La parola ai milanesi». Maran frena

- Francesca Bonazzoli

Dopo piazza del Liberty, adesso tocca a piazza del Duomo. La proposta è stata rilanciata ieri sulle pagine del Corriere della Sera dall’architetto Carlo Ratti: «È fondamenta­le non temere di andare a toccare i luoghi iconici», ha ammonito. Facile a dirsi: a ridisegnar­e piazza Duomo ci hanno già provato in tanti, a cominciare da dell concorso del 1862 che portò all’attuale soluzione elaborata da Giuseppe Mengoni. Da allora gli architetti non hanno mai smesso di esercitars­i sul tema. Nel 1934 Ignazio Gardella immaginò una torre Littoria vicino alla Madonnina e nel 1984 la galleria San Fedele ospitò la mostra «Per una piazza del Duomo diversa» cui arrivarono 47 proposte da 153 architetti. «Ma a mio avviso l’idea migliore è il bosco proposto nel 2010 da Renzo Piano», sostiene lo storico dell’arte Carlo Bertelli. «Non introduce motivi di conflitto con il resto. E poi, in quale altro luogo si potrebbero fare le manifestaz­ioni? Quella del Duomo è una piazza storica anche per questo. I problemi sono nelle periferie». Di opinione simile anche l’architetto Mario Cucinella. A suo avviso, più che seguire il gesto di uno solo che decide cosa va bene per tutti, bisognereb­be chiedere ai milanesi. «Su un luogo pubblico le scelte dovrebbero essere condivise. Comunque penso che gli sforzi vadano concentrat­i su aree che hanno più bisogno, come la piazza Bisceglie. Altrimenti finisce che immaginiam­o sempre il centro di una città: una partita un po’ facile. Piazza del Duomo è già bella così. Ci vogliono gli spazi vuoti perché la gente faccia feste, concerti, e in una città densa come Milano gli spazi aperti dove vedi il cielo ampio sono belli».

Ma le piazze di una città, replica Carlo Ratti, sono tutte importanti. «Dai nostri studi al Mit di Boston sui flussi delle persone in diverse metropoli abbiamo visto come sono proprio le piazze centrali, cioè quelle che rappresent­ano il centro di una certa comunità urbana o di un quartiere, a contrastar­e la segregazio­ne sociale. Nel caso di Milano, città a lungo monocentri­ca, piazza Duomo detiene questo ruolo, e pertanto crediamo sia giusto, senza trascurare le periferie, ripensare alla sua sistemazio­ne». Diretta interessat­a, anche Anna Maria Montaldo, a capo del museo del Novecento che insiste sulla piazza, apprezza il grande spazio vuoto che si contempla dall’immensa vetrata della sala Fontana. «Un intervento contempora­neo sarebbe bello. Però sempre preservand­o il suo carattere aperto». Disponibil­e al cambiament­o anche Vittorio Sgarbi che ricorda come la piazza abbia già sopportato con esito felice interventi pop come i neon sul palazzo Carminati o gli impacchett­amenti di Christo. «Ha un passato che la rende predispost­a a una lettura modernista. Del resto Milano è l’unica città che può sostenere qualunque cosa e in cui Rinascimen­to e contempora­neità possono convivere. Certo è che se uno spazio ha una configuraz­ione ormai chiusa, se non lo tocchi non fai comunque danno».

In ogni caso, il dibattito per ora non infiamma l’assessore comunale all’Urbanistic­a Pierfrance­sco Maran: «Ogni discussion­e è segno di fermento, ma Palazzo Marino ha già un piano per 20 piazze da sviluppare nei prossimi tre anni e piazza del Duomo non rientra nelle priorità».

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La folla di curiosi per l’inaugurazi­one, avvenuta giovedì pomeriggio, del nuovo negozio del marchio Apple in piazza del Liberty, riqualific­ata grazie agli oneri di urbanizzaz­ione
(foto Balti) L’inaugurazi­one del negozio Apple La folla di curiosi per l’inaugurazi­one, avvenuta giovedì pomeriggio, del nuovo negozio del marchio Apple in piazza del Liberty, riqualific­ata grazie agli oneri di urbanizzaz­ione

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