«Progetto scellerato su Trenord Fontana parli con il governo»
Buffagni: pronti a investire, no alla divisione. Le colpe del centrodestra
«Fontana fermi quel progetto scellerato e venga a Roma a discutere. Il governo è pronto a fare la sua parte per investire sulla Lombardia e le sue ferrovie». Dopo il messaggio recapitato qualche giorno fa dai consiglieri regionali del gruppo Cinque Stelle, sul piano di spacchettamento di Trenord interviene apertamente Stefano Buffagni, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega agli Affari regionali e alle autonomie. Anche Buffagni, come Toninelli, è del Movimento Cinque Stelle, è lombardo ed è reduce da una legislatura al Pirellone, durante la quale dai banchi delle opposizioni si è occupato molto di trasporto pubblico e del calvario quotidiano di molti pendolari nella regione più ricca d’Italia.
Buffagni, un’esplicita richiesta di retromarcia sul piano di spacchettamento di Trenord?
«Ma sì, quel piano non ha visione, non ha respiro industriale, che senso ha — adesso — tornare indietro di sei anni su un progetto di integrazione che prevedeva economie di scala soltanto perché non si è stati capaci di far funzionare i treni?».
Chi non ne è stato capace? «L’attuale management di Trenord, l’ex presidente della Regione Roberto Maroni che lo ha scelto. E in generale, se la situazione oggi è disastrosa la responsabilità è delle maggioranze di centrodestra che da sempre governano in Lombardia. Hanno buttato soldi su opere inutili come la Pedemontana e hanno trascurato i treni dei pendolari».
Però la partnership al 50 per cento tra Fs e Fnm non ha funzionato.
«Non ha funzionato perché i soci si sono fatti la guerra, si sono rimpallati le responsabilità senza investire sui servizi che interessano ai cittadini lombardi e hanno invece fatto altre operazioni. Da una parte le velleità di egemonia dell’ad di Fs, dall’altra Fnm che invece di concentrarsi sui propri treni ha fatto investimenti sui bus veronesi».
E allora non ha ragione Fontana nel cambiare?
«Il presidente Fontana sapeva da tempo che avevamo intenzione di mettere mano al vertice di Fs. Eppure su Trenord è andato avanti, ha nominato da solo con Mazzoncini il nuovo collegio sindacale. In pratica per mesi si è preferito interloquire con l’ad di Fs Mazzoncini che con il governo nazionale».
Ma lei queste cose le ha dette a Fontana?
«Certo, anche il nostro capogruppo in Regione, Dario Violi, e i suoi della Lega. Ma qualcuno pensa che un governo Cinque Stelle-Lega non abbia chiara l’importanza degli investimenti in Lombardia? Il ministro Toninelli conosce benissimo la situazione perché viene da una provincia penalizzata come quella di Cremona».
Quindi il governo è pronto a finanziare la rinascita delle ferrovie lombarde?
«Il governo è pronto a metterci i soldi, ma soprattutto a discutere su soluzioni ai problemi dei pendolari, non geometrie societarie. Serve un’idea di sviluppo con un piano industriale e due soci che facciano la propria parte. Trenord va tenuta insieme e fatta funzionare».
In Regione sono convinti che un nuovo vertice di Fs, più «amico» della Lombardia (e della Lega) possa agevolare il piano che prevede il divorzio tra Fs e Fnm.
«Io dico che, al contrario, ora con un governo credibile le garanzie per investire ci sono tutte. Quindi Invito Fontana a discutere con noi e a congelare quel piano».
Il movimento Cinque Stelle vuole nominare un proprio manager a capo di Fs?
«Il Movimento Cinque Stelle ambisce a nominare un manager bravo, uno che sappia far circolare i treni. Al contrario di quello che è stato fatto in Lombardia».
L’attenzione per la regione Ma qualcuno crede davvero che un governo Cinque Stelle-Lega non abbia chiara l’importanza degli investimenti in Lombardia?