Corriere della Sera (Milano)

Dalla parte dei vegani

Dal nuovissimo Bosco Brera ai gelati di Zia Esterina fino ai drink di Dry I posti giusti per chi non ama la carne e gli altri derivati animali

- Roberta Schira

«Negli anni 60, una volta una signora elegante mi disse che non voleva mangiare carne e neppure pesce. Ricordo i camerieri: la guardavano come fosse un marziano. Oggi tra vegani e intolleran­ti dobbiamo inventarci tanti piatti alternativ­i. Ma spesso basta pescare nella cucina tradiziona­le italiana, ricca di ortaggi e legumi», dice Pino Masuelli, fondatore dell’omonimo ristorante, vocato alla carne. Oggi è doveroso per legge aprire il menu a ogni scelta alimentare. Secondo i dati Eurispe, in Italia non mangia più carne l’8% della popolazion­e. Tra loro i vegani sono l’uno per cento. «A Milano i locali a vocazione prettament­e vegana sono una trentina», dice Federica Giordani, fondatrice di vegolosi.it, primo magazine online italiano di cultura vegana e vegetarian­a.

Un indirizzo appena inaugurato è Bosco Brera, aperto dalla prima colazione alla cena. La filosofia qui è più complessa: il ristorante ammette il pesce pescato e serve solo ingredient­i stagionali e biologici. Attento alla sostenibil­ità nei materiali e nell’evitare gli sprechi, promuove la biodiversi­ta e le piccole produzioni artigianal­i. «Per dimostrare che è possibile far sedere allo stesso tavolo chi ha abitudini alimentari diverse», dice la chef consulente Libera Massa. Missione compiuta, non è facile cucinare piatti gustosi dovendo far a meno di molti ingredient­i. Buone anche le pizze (alcune vegane) realizzate con pasta madre. Spiccano quella con ricotta vegana fatta in casa, fichi e rucola, e quella con crema di piselli e menta, seppie, porro croccante.

Protagonis­ti i prodotti non raffinati, da colture biologiche e biodinamic­he, lavorati secondo pratiche tradiziona­li e naturali. Oltre ai piatti del giorno, c’è il Bosco Bowl, piatto unico equilibrat­o in una ciotola, di tendenza negli Stati Uniti (esempio: riso integrale, alghe wakame, sgombro sott’olio, carote viola, ravanelli e daikon o quella a base di miglio con seitan, cetrioli, crauto rosso, ceci, carote e cipollotto), e i vini sono naturali e non filtrati, ammessi dai vegani. Come quelli di Champagne Socialist a Porta Venezia: oltre 400 vini da vignaioli indipenden­ti italiani ed europei. Nuovissimo il Good Blue, healthy fast food di pesce pescato, in via Volta, all’insegna della sostenibil­ità.

Ma il mondo vegan vuole anche cocktail. Francesco Galdi, barmanager del Dry Milano, ne ha elaborato uno speciale: From Lima with love. È a base di passion fruit, sciroppo di buccia di ananas e sedano, acquafaba (acqua di cottura dei ceci, in sostituzio­ne del bianco d’uovo). A Milano e dintorni, molte gelaterie propongono qualche gusto veg o gluten free. Per esempio da Clover o da Q.B. Gelato, che fa il gusto cult del momento: sorbetto all’avocado con chunks di cioccolato fondente del Venezuela. Più rare le gelaterie solo vegan, come Zia Esterina a Senago: gelati senza glutine e senza zucchero (usano la stevia), con ampia scelta di gusti. Mantra Cold Pressed, invece, è l’indirizzo giusto per succhi di frutta e verdura pressate a freddo (www.mantracold­pressed.com).

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Buon appetito Una tavolata da Bosco Brera, attento alla biodiversi­tà. Sotto, Francesco Galdi, bartender del Dry di viale Vittorio Veneto.
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