Corriere della Sera (Milano)

Concerti Concato a ritmo jazz «Devo molto a mio padre»

Il cantautore a Palazzo Mezzanotte in un concerto dedicato al padre Gigi «Fu lui a farmi scoprire questo genere che mi appartiene fin da piccolo»

- Paolo Carnevale

Fabio Concato è un cantautore raffinato che ha sempre avuto un forte legame con il jazz, grazie anche al padre, chitarrist­a e compositor­e appassiona­to di Bill Evans, al quale ha dedicato prima una canzone, poi un album e ora uno spettacolo, che il 65enne cantautore milanese proporrà dal vivo stasera a Palazzo Mezzanotte, accompagna­to dal trio del pianista Paolo Sabatino. Sarà l’occasione per ascoltare in chiave jazz i grandi successi di Concato come «Domenica bestiale», «Fiore di Maggio», «Rosalina», «Guido piano», «Sexy tango», «M’innamoro davvero».

Sembra che suo padre abbia avuto una grande influenza su di lei…

«È stato lui a farmi scoprire il jazz fin da bambino. Da Charlie Parker a Chet Baker, da Miles Davis a Gerry Mulligan. Ricordo le serate al Capolinea ai suoi concerti. Poteva diventare un grande jazzista, ma alla fine ha preferito fare il rappresent­ante di occhiali. Inoltre, sempre grazie a lui, ho scoperto Joao Gilberto, un musicista che ho amato come un secondo padre».

Il suo amore per il jazz è testimonia­to dalla recente collaboraz­ione con musicisti come Stefano Bollani e Fabrizio Bosso.

«Il jazz è un mondo che mi appartiene fin da piccolo, quando improvvisa­vo gli accordi suonando un pettinino. In questi ultimi tempi, anche come approccio, sto cercando di legarlo sempre di più alla musica popolare. Con Bosso volevamo far capire quanto fossero belle alcune canzoni del nostro repertorio. Ci sono brani di più di 50 anni che stanno in piedi da soli perché la musica buona dura nel tempo. Speriamo che aumenti il peso artistico dei rapper e dei nuovi cantautori che stanno sostituend­o i vecchi. Ma ho seri dubbi, perché manca la melodia, l’armonia, e gli accordi che girano sono sempre quei tre o quattro»

Lei ha intonato «Domenica bestiale» in «Loro 1» di Sorrentino. Che esperienza è stata?

«Sorprenden­te. Intanto non sapevo fosse la canzone preferita di Berlusconi e Veronica Lario. Poi ho avuto la possibilit­à di lavorare con Servillo, di cui sono un grande fan. Abbiamo girato a Porto Santo Stefano, dove Sorrentino aveva ricostruit­o Villa Certosa. Ero avvolto nel domopak per evitare che la pioggia mi bagnasse». Musicalmen­te lei è sempre stato cosmopolit­a, ma in Italia si fa fatica ad accettare questa nuova realtà…

«Manca ancora la predisposi­zione ad accogliere altre culture. Non vorrei passare per buonista, ma dovremmo essere più comprensiv­i e metterci nei panni degli altri. La vita non è solo rose e fiori ma anche dolore e ci vuole empatia nel giudicare il prossimo. La musica ha un ruolo fondamenta­le perché parla al cuore e a volte è più efficace di tanti comizi in piazza. Come quando ho scritto la canzone per Telefono Azzurro».

Va ancora in giro in bici per le strade di Milano?

«La viabilità è molto migliorata negli ultimi anni, però resto nella mia zona, Corso Vercelli. Non mi spingo mai fuori, sulla circonvall­azione, ad esempio, perché non vorrei morire di smog».

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 ??  ?? Raffinato Fabio Concato, milanese, 65 anni (foto Roby Bettolini). Stasera sarà accompagna­to da un trio jazz
Raffinato Fabio Concato, milanese, 65 anni (foto Roby Bettolini). Stasera sarà accompagna­to da un trio jazz

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