Così il poke hawaiano si fa largo a tavola
Il piatto di origini hawaiane (che si pronuncia poké) è l’ultima tendenza «food» Ecco cos’è e dove si mangia
AMilano è scoppiata la mania per il poke, e in città si moltiplicano gli indirizzi dedicati alla nuova tendenza food dell’estate. In hawaiano «poke» (che si pronuncia poké) significa «tagliato a pezzetti»: è un piatto a base pesce crudo a cubetti, servito insieme con riso e altri ingredienti a scelta come alghe e avocado. Una pietanza che sta conquistando molti, soprattutto gli amanti dell’healthy food, perché sana e nutriente. Qui in città si può parlare di un’evoluzione del poke, che spesso è proposto in versioni rivisitate e accompagnato da birra hawaiana o da un cocktail esotico. Come, per esempio, da Poku Poke Place, in corso Sempione. Il locale all’interno è molto raccolto, ma c’è un grande dehors con circa 80 posti a sedere. Ci racconta il titolare Giuseppe Grasso, che qualche anno fa ha aperto il Bomaki, ristorante dedicato alla cucina nippo-brasiliana proprio di fianco, al civico 10: «L’idea è di proporre la specialità hawaiana con contaminaziogià ni italiane e giapponesi: Jeric Bautista, già chef di Bomaki, ha studiato un menù con tredici diversi piatti originali». Il più richiesto è il «Sandy Beach» (15 euro) perché è molto fresco e ricco di frutta, ovvero mango, ananas e pompelmo, mischiata a tonno, branzino e salmone, shiso e cavolo rosso e naturalmente il riso che si può scegliere bianco o integrale. Ma anche «Ala Moana» (20 euro) fatto con astice, avocado, mango, fichi, salsa teriyaki, ha molti estimatori. «Noi suggeriamo di gustarli insieme con cocktail esotici a base di frutta fresca», continua Grasso: come il Daiquiri al mango o maracuja (7 euro), il Blue Hawaiian, a base di rum, succo d’ananas, blue Curaçao e vodka, o la Piña Cola- da, con rum, crema di cocco e succo d’ananas fresco». E per finire in dolcezza i «Mochi», tortini giapponesi gommosi ripieni di gelato, e dolci del giorno. Aperto tutto agosto.
Tra i primi lanciare la tendenza, I love Poke, che dopo il locale in Piazza Mercanti e in via Fabio Filzi ha aperto una nuova insegna in via Tortona 20 che si distingue dalle altre soprattutto per le proposte. Qui si possono gustare piatti speciali come il «Poke cevice» (14,90 euro), contaminato con la specialità peruviana, o con il Gambero Tempura, fritto alla giapponese, o con la tartare di salmone o il gambero rosso siciliano. Da bere birre hawaiane o Spritz (7 euro), nelle varianti al limone, al melone, allo zenzero o al basilico. La formula è quella del take away, non c’è servizio ai tavoli: il locale è piccolo ma non mancano tavoli e posti al bancone.
In zona Garibaldi, è stato appena inaugurato Good Blue, un nuovo fast food ecosostenibile che propone solo pesce pescato secondo criteri di salvaguardia del mare e della specie marina. Diverse le bowl in menù, con l’immancabile «Poke» a base di salmone, avocado, cetriolo, sesamo e alga marina (10 euro). Ma si possono ordinare anche specialità messicane come tacos e aguachile. Da bere acque botaniche, birre artigianali o vino biologico.
In zona Navigli, ha aperto da poche settimane Pokeia, diventato un indirizzo alla moda: il piatto hawaiano si può trovare anche nella versione taco o toast e in abbinamento ai cocktail tropicali studiati apposta dal barman Flavio Angiolillo del Mag Café. Tra le novità anche Maui Poke, in centro città, che propone un poke fedele alla tradizione, e poi la Pokeria, che in questi mesi ha aperto tre insegne, dove si può scegliere tra bowl già pronte o da comporre a piacimento.