Una mostra a Domodossola esplora il rapporto tra De Chirico e De Pisis e il loro legame con la pittura del ‘600
Una mostra a Domodossola racconta il rapporto tra De Chirico e De Pisis Dalla Metafisica agli scambi reciproci al legame con la pittura del Seicento
È il 1916 quando Filippo De Pisis conosce a Ferrara, sua città natale, Giorgio De Chirico, arruolato nel 27° Reggimento di Fanteria di stanza sul posto. L’incontro avviene tramite l’Unione Cattolica Giovanile di cui De Pisis fa parte, associazione che si era adoperata per trovare un alloggio ferrarese alla famiglia De Chirico. L’anno seguente si aggiunge al sodalizio Carlo Carrà, che con Giorgio De Chirico si è incrociato al locale Ospedale Militare: dal rapporto tra queste tre personalità straordinarie nascono i principi pittorici e letterari della Metafisica. Dirà qualche anno dopo De Pisis, che all’epoca era soprattutto poeta e scrittore: «Io somministravo all’amico Giorgio idee materiali dell’animo, lui mi offriva immagini e sensazioni. Lui cercava una pittura mai vista, io gettavo le basi di una nuova prosa». Oggi, a più di cent’anni di distanza, due di questi grandi del XX secolo si ritrovano, protagonisti insieme della rassegna «De Chirico De Pisis. La mente altrove» allestita fino al 31 ottobre ai Musei di Palazzo San Francesco di Domodossola con il contributo di Fondazione Comunitaria VCO (Verbano Cusio Ossola) e Fondazione Ruminelli: un percorso di taglio inedito, che accosta le loro opere con altre del tutto differenti.
«L’idea è nata dal desiderio di far dialogare tra loro epoche diverse, partendo dalla sede museale, una chiesa francescana del 1200 con volte affrescate», racconta il curatore Antonio D’Amico, conservatore delle Civiche Raccolte d’Arte di Domodossola. «Studiando i due maestri mi sono accorto del loro interesse per il Seicento, in particolare per la natura morta napoletana. Così ho progettato una mostra in cui per la prima volta De Chirico e De Pisis sono messi a confronto con questo genere». In esposizione 40 opere provenienti da gallerie e collezioni private, tra cui la «Natura morta con frutti di mare» di De Pisis e altri still life, stanno a fianco di mazzi di fiori e pesci dei partenopei Giuseppe Recco e Giovanni Battista Ruoppolo. Come però suggerisce il titolo della rassegna, pur nella loro diversità i due maestri condividono anche altro: la lirica misteriosa delle cose, le atmosfere sospese e silenti, gli accostamenti stranianti. De Pisis più inafferrabile e struggente, De Chirico più assertivo e solenne. «Una sorpresa di questa mostra è stato poi scoprire un “Autoritratto” di De Chirico custodito nel segreto più assoluto sul retro del dipinto “Una vita silente”, esposto a Domodossola per la prima volta», prosegue D’Amico. «Inseguivo questa tela da mesi, non perché sapevo che cosa nascondesse bensì perché unisce il tema della natura morta con quello del paesaggio. Quando il proprietario ha acconsentito al prestito ero molto felice. Felicità che si è moltiplicata perché voltando il quadro per farne il “condition report” abbiamo avuto una rivelazione: sul rovescio sono apparsi un “Autoritratto” non finito e alcuni appunti autografi con uno schema per la preparazione della tela. L’arte non finisce mai di stupire».