La sfida dei pusher
VIA GOLA ENCLAVE DA LIBERARE
Le telecamere di sorveglianza non erano a tutela della sicurezza pubblica, ma a protezione dei traffici dello spacciatore. È questa l’ultima sfida alla città che arriva dal sottobosco dell’illegalità che popola ampie porzioni dei caseggiati popolari di via Gola. Da qualche tempo le forze dell’ordine hanno aumentato la pressione sul commercio di droghe nella zona e allora i trafficanti si rintanano e si riorganizzano tra quelle mura, che considerano amiche. E sono state necessarie un’indagine raffinata e un’operazione militare per scoprire e smantellare quella centrale dello spaccio che beneficiava della cortina fumogena dell’enclave di illegalità, degrado e omertà (scelta o imposta) di via Gola. Da sempre la convivenza forzata tra fragilità sociale ed economica e illegalità, più o meno organizzata, è terreno fertile per balordi e criminali e finisce per sottrarre pezzi di città alla convivenza civile. Le occupazioni abusive degli alloggi popolari sono un passaggio fondamentale di questa filiera pericolosa, ed è anche per questo — oltre che per ragioni di equità — che la campagna di sgomberi avviata a Milano è coerente con il progetto di restituire dignità e vivibilità ai quartieri di periferia. Via Gola non si trova ai margini della città, anzi è a ridosso del centro, ed è un’enclave di illegalità più ingarbugliata e difficile da affrontare rispetto ad altre. Ma riconquistare agibilità anche tra quelle case, strappare terreno e radici pluridecennali a chi fa dell’abbandono una risorsa sarebbe un passaggio prezioso per l’intera città.