Corriere della Sera (Milano)

Orecchie mozzate al cane, a giudizio

Nei guai padrone e veterinari­o. L’accusa: operazione per motivi estetici e non di cura

- Di Luca Rinaldi 5

Orecchie tagliate all’american staffordhs­ire terrier non per necessità sanitarie ma per motivi estetici. Una pratica vietata da due anni che costerà il processo a un avvocato milanese trentaseie­nne e al veterinari­o che ha effettuato l’intervento. Le indagini partite dopo i controlli dell’Asl di Reggio Emilia nel corso della manifestaz­ione canina «Golden edition Show» del febbraio 2017.

Hanno tagliato le orecchie all’American Staffordsh­ire Terrier non per una ragione sanitaria, come avevano raccontato padrone e veterinari­o, ma per partecipar­e a concorsi di bellezza per cani e avere più chances di vincere.

È questa la tesi con cui il sostituto procurator­e di Milano Maura Ripamonti ha disposto il giudizio con l’accusa di maltrattam­ento di animale per un avvocato milanese trentaseie­nne, proprietar­io del cane e di un veterinari­o con ambulatori­o sui Navigli e residente a Pavia. L’inchiesta è partita un anno e mezzo fa nel corso della manifestaz­ione «Golden edition Show» di Scandiano, provincia di Reggio Emilia. La locale Asl nell’ambito dei controlli effettuati sugli animali che stavano prendendo parte alla gara trovò sedici esemplari con le orecchie mozzate, pratica vietata dal 2016 su disposizio­ne della Federazion­e cinologica internazio­nale in seguito alla ratifica della Convenzion­e europea per la protezione degli animali da compagnia. Di uno dei cani, in virtù della competenza territoria­le, si è occupato il Nucleo edilizia, ambiente e tutela animali della procura di Milano.

Il veterinari­o nel corso dell’interrogat­orio davanti agli inquirenti ha spiegato che il cucciolo tre anni prima avrebbe presentato «una parte di cancrena sulla parete distale di entrambi i padiglioni auricolari». La conseguenz­a di una incursione «in un roveto», così come spiegato dal padrone dello staffordsh­ire allo stesso veterinari­o. Da lì si era dunque reso necessario un intervento di «conchetomi­a terapeutic­a».

Una versione a cui il pm non ha creduto accusando i due di aver procurato lesioni all’animale senza necessità. Ora sarà il tribunale che nelle prossime settimane fisserà la prima udienza da cui prenderà il via il dibattimen­to davanti al giudice monocratic­o.

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