Una crociata per la passerella
Codogno, Rfi vuole abbatterla. La città protesta: non si tocca
A Codogno è scontro sulla passerella in stile liberty che sormonta i binari ferroviari. Nei piani (milionari) di Rfi dovrebbe essere abbattuta per lasciare spazio a un nuovo snodo, ma la Soprintendenza alle Belle Arti e i cittadini si oppongono.
LODI Ha due rampe e cinque arcate in stile liberty, quasi un secolo di vita e per i codognesi è la «cartolina» della loro città. La passerella pedonale di Codogno è il Davide che sta bloccando il progetto di Golia, ovvero Rete Ferroviaria Italiana, di trasformare lo snodo ferroviario della Bassa in uno dei principali hub dei futuro corridoio europeo per le merci dalla Spagna fino all’Est Europa attraverso il Nord Italia. Il piano originario di Rfi, intenzionata a investire milioni di euro (le cifre non sono ancora note) per riqualificare lo scalo di Codogno, prevede di abbattere almeno parzialmente la passerella liberty, realizzata dalle Ferrovie dello Stato nel 1921 per collegare le due zone della città divise dai binari. Abbattimento considerato necessario da Rfi — i treni merci che transiteranno dal 2020 sul cosiddetto Trans European NetworkTransport Mediterraneo sono più alti e per poter passare da Codogno la passerella dovrebbe essere sollevata di almeno 70 centimetri —, ma che dopo la protesta di storici e associazioni locali, è stato per il momento bloccato dalla Soprintendenza alle Belle Arti di Mantova, Cremona e Lodi.
Il soprintendente Gabriele Barucca si è presentato giovedì a Codogno e dopo un sopralluogo ha stabilito che la passerella è un bene storico e va salvaguardato come tale. «È una testimonianza — sottolinea lo stesso Barucca — dell’ architettura di inizio Novecento che purtroppo versa in condizioni di pesante degrado. Senza dare responsabilità specifiche, è vergognoso che i nostri monumenti vengano abbandonati in questo modo per poi presentare come unica soluzione l’abbattimento. È un modus operandi che nel nostro Paese viene usato troppo spesso». Un appello arriva anche dalla presidente della sezione di Lodi di Italia Nostra Margherita Cerri la quale in una lettera aperta ha definito «indegno» lo stato di abbandono raggiunto dalla passerella liberty progettata nel 1921 dall’ingegnere milanese Cesare Jonghi Lavarini: «Non può essere trattata solo come un ostacolo a un progetto di trasformazione del nodo ferroviario codognese».
Rfi, pur non rilasciando commenti, ha rassicurato la Soprintendenza che si atterrà alla sue decisioni e si è attivata alla ricerca di soluzioni alternative. «Ho trovato molta disponibilità presso Comune e Ferrovie — conferma Barucca —, a settembre ci riuniremo per valutare le soluzioni». Sul piatto ci sono già alcune alternative: quella di un abbassamento della sede ferroviaria, che tuttavia appare costosa e poco percorribile, e quella di un abbattimento solo parziale del bene, mantenendo intatte le scalinate e sollevando il passaggio pedonale salvando alcune parti e ricostruendone altre.
Il no della Soprintendenza non è vincolante, ma resta indicativo per la decisione definitiva che verrà presa dalla commissione regionale dei Beni culturali e infine da un tavolo congiunto fra i ministeri delle Infrastrutture e dei Beni Culturali. E il Comune? «La passerella è di proprietà Rfi — precisa il sindaco Fancesco Passerini —; ne siamo i gestori in base a una convenzione che risale al 1921. Ma noi codognesi siamo affezionati al nostro monumento e faremo di tutto perché sia salvata».