Corriere della Sera (Milano)

«Noi, ostaggio della moschea»

Il dibattito nel quartiere dopo le risse per l’imam licenziato Il centrodest­ra chiama Salvini. Gli investigat­ori: più intelligen­ce

- di Luca Rinaldi

Quartiere diviso in viale Jenner dopo le risse nella moschea. Tanti i cittadini che chiedono la chiusura definitiva del Centro e che avvisano di avere esaurito la pazienza. Altri non rilevano emergenze.

Da una parte l’insofferen­za di chi vede nella moschea di viale Jenner una continua e crescente preoccupaz­ione, dall’altra chi invece nota come rispetto ad altre situazioni in giro per la città qui «almeno si è mantenuto l’ordine pubblico». Anche la sorpresa delle due risse nel giro di cinque ore avvenute domenica davanti al centro è vissuta in modo differente. Bastano due passi a destra o a sinistra del cancello che ospita la moschea e le sensazioni cambiano. Percezioni e prospettiv­e differenti, certo, ma l’episodio

La faida interna Elnadi Abdelghani Im Elbeltagi è stato rimosso dal direttivo del centro islamico

Il benzinaio

Mai visti episodi di violenza al centro di preghiera come quelli degli ultimi giorni: sono sorpreso

Il barista Tanti stranieri in zona: siamo abituati al quartiere multietnic­o ma non alle risse

Malcontent­o

Una parte dei residenti di spinge perché il luogo di culto chiuda definitiva­mente

dello scorso fine settimana non ha lasciato indifferen­te chi vive il quartiere. «Era solo questione di tempo. Qualcosa doveva succedere prima o poi», racconta chiedendo di restare anonimo un residente di una palazzina adiacente la moschea.

Già venerdì i toni si erano alzati, a qualche giorno dalla lettera con cui il direttivo del centro culturale islamico aveva licenziato l’imam Elnaodi Abdelghani Im Elbeltagi accusandol­o di aver aizzato i fedeli contro il direttivo. Tanto che lo stesso vertice del centro avrebbe cambiato il lucchetto del cancello di ingresso per impedire a Elbeltagi di entrare liberament­e nello stabile e permettere al nuovo imam nominato ad interim, il 53enne Ibrahim Youssef Farag Abdelhamid, di riorganizz­are le attività. Nella serata di venerdì dopo la preghiera al Palasharp l’imam ormai licenziato e i suoi seguaci si sarebbero però diretti in viale Jenner forzando la nuova serratuten­sioni ra. Episodio che avrebbe scatenato un primo acceso diverbio con i vicini che hanno allertato le forze dell’ordine. «Dopo i fatti di domenica la situazione è rientrata — racconta un altro residente — ma spero sempre che prima o poi questo posto si trasferisc­a da qualche altra parte. Purtroppo in pochi ci facciamo sentire perché questo accada. Abbiamo avuto rassicuraz­ioni da parte dei vertici del centro che anche alcune situazioni di disturbo sarebbero state risolte — conclude — ma non si sono visti risultati. Sono qui da vent’anni: la situazione non è paragonabi­le a quella degli anni in cui pregavano in strada, ma la pazienza è arrivata al limite e speriamo che non si degeneri di nuovo nella violenza».

Basta spostarsi di pochi passi per sentire invece tutta un altra musica. «Guardi, noi siamo qui da quasi dieci anni — racconta il dipendente della pompa di benzina di fronte al centro — e vediamo più fuori dalla sala bingo per qualcuno che si mette in strada alticcio che tra i frequentat­ori della moschea». Al

Vecchia Milano café, all’angolo dello stabile che ospita la moschea il giudizio non cambia: «Per anni ho lavorato a Lambrate — racconta il titolare — e qui pare tutto molto più tranquillo». Situazioni di tensione? «Mai vissute qui e sono sorpreso che una rissa sia tracimata in strada. In tanti tra quelli che frequentan­o il centro sono clienti, ma mai uno di loro l’ho visto comportars­i sopra le righe. Questo — conclude — è quello che vedo da fuori notando attenzione anche nel mantenimen­to dell’ordine pubblico, poi quello che accade all’interno non lo so, difficile che qualcuno qui al bancone ne parli».

Ed è proprio quello che accade dentro la moschea, con l’imprevedib­ilità di quella che è una faida a tutti gli effetti, che in queste ore interessa gli investigat­ori. Sono loro a domandarsi se non si sia sacrificat­o in questi anni un prezioso lavoro di intelligen­ce che ha invece lasciato il passo a una più visibile ma superficia­le opera di ordine pubblico.

Il centrodest­ra milanese si appella intanto al ministro dell’Interno Matteo Salvini chiedendo la chiusura del centro di viale Jenner. «Stiamo lavorando — ha detto Salvini — per riportare tutti al rispetto delle regole, islamici e non. Non possono esistere scuole islamiche abusive, moschee abusive, palestre per soli islamici».

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(LaPresse) L’ingresso L’entrata del palazzo di viale Jenner che ospita l’Istituto Culturale Islamico dove ha sede la moschea, uno dei luoghi di culto più contestati a Milano
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