Corriere della Sera (Milano)

«Travolti dalla frana sulla strada a rischio»

Morti in Val d’Aosta, esposto dei figli

- di Sara Bettoni

«Mancanza di sicurezza nella valle. Non sono state prese le precauzion­i necessarie». I figli di Vincenzo Mattioli e Barbara Gulizia, la coppia di milanesi morti lunedì in Valle d’Aosta a causa di una colata di detriti, chiedono che sia fatta luce sulle responsabi­lità della tragedia. «Il concetto è chiaro — dice Simone Mattioli — la valle è poco sicura. Il ghiacciaio si sta ritirando, non è più quello di vent’anni fa. Ma nessuno ha avvisato dei rischi». E sono pronti a intraprend­ere azioni legali e a chiedere i danni a chi ha responsabi­lità.

«Mancanza di sicurezza nella valle. Non sono state prese le precauzion­i necessarie». Vincenzo Mattioli e sua moglie Barbara lunedì pomeriggio sono stati travolti da una colata detritica in Val Ferret, vicino a Courmayeur. La coppia di milanesi, 71 anni lui, 69 lei, era di ritorno da una passeggiat­a. Si trovavano nella loro Panda gialla lungo la strada verso casa. Dal fianco della montagna poco prima delle 18 sono caduti fango e grossi massi per due volte. I Mattioli sono stati trascinati nel fiume e schiacciat­i dai sassi. E i figli ora chiedono che sia fatta luce sulle responsabi­lità della loro morte.

«Il concetto è chiaro: la valle è poco sicura» dice Simone, che con la sorella Emanuela sta pensando di procedere per vie legali. «Il ghiacciaio si sta ritirando, non è più quello di vent’anni fa. E in tutto il Nord Europa, compresa l’Italia, in questi giorni c’è un caldo anomalo, anche in alta quota. Ma nessuno ha avvisato dei rischi. Se i miei genitori avessero saputo di un possibile pericolo, avrebbero scelto un’altra meta per la loro gita».

Ieri i due fratelli sono stati a Morgex, dove hanno una casa da 15 anni e passano le vacanze fin da quando erano bambini. Un regalo che mamma e papà si erano concessi al momento della pensione, per coronare la grande passione di Enzo per la montagna. Hanno parlato con chi abita in zona, chiesto informazio­ni. «Si devono essere formate delle bolle d’aria nel ghiaccio a causa del caldo — ricostruis­ce Simone —, che hanno poi spaccato la crosta e provocato la caduta dei sassi. Perché nessuno ha attivato dei monitoragg­i?». La colata di detriti ha colpito i loro genitori, ma la tragedia poteva essere ben più grande. «Proprio lì vicino c’è un campeggio con decine di ospiti, avrebbero potuto essere travolti anche loro».

Al dolore si mischia il desiderio di accertare le responsabi­lità delle autorità. Dice Emanuela: «Se ci fossero state delle barriere di protezione lungo la strada, avrebbero deviato la frana. Perché non sono state prese le dovute accortezze? Forse per una questione di costi? Chiederemo i danni a chi è responsabi­le».

Il presidente della Valle d’Aosta Nicoletta Spelgatti e il sindaco di Courmayeur Stefano Miserocchi hanno espresso con una nota il loro cordoglio ai familiari delle vittime. Ma i figli lamentano di non aver ricevuto «nessuna telefonata, nemmeno dal sindaco di Morgex».

La guardia di finanza di Entrèves ha aperto un fascicolo sul caso, per ora senza indagati. Agli atti anche un video che alcuni ragazzi hanno realizzato con il cellulare al momento del crollo. Si trovavano a qualche decina di metri dalla coppia di milanesi, lungo la strada che attraversa la valle. Nel filmato, girato poco prima delle 18 di lunedì, si vede una prima ondata di massi scendere dal fianco della montagna. La Panda gialla ha una portiera aperta, Barbara sembra intenta a scendere. Poi una seconda colata di detriti investe l’auto e la trascina in basso. La coppia rimane schiacciat­a al di sotto delle pietre. Il corpo di Enzo è stato ritrovato lunedì sera, quello della moglie il mattino successivo. Serviranno dieci giorni per ripristina­re completame­nte la viabilità nella zona della frana, a Planpincie­ux, dove sono caduti 25 mila metri cubi di detriti. Ieri è stato chiuso il centro d’accoglienz­a che era stato allestito, mentre i soccorrito­ri hanno scortato turisti e residenti nel recupero dei veicoli rimasti bloccati oltre la zona critica.

I Mattioli abitavano alla Bovisasca da 45 anni. Nel loro condominio elegante li conoscevan­o tutti. Enzo, ex ingegnere ora in pensione, faceva parte del consiglio del condominio. La moglie invece era stata insegnante di religione al liceo paritario Fermi. Entrambi molto attivi in parrocchia, li si vedeva spesso a messa o impegnati in qualche attività di volontaria­to, tra cui la cura della cappella medievale di San Mamete. Barbara metteva il suo tempo a disposizio­ne anche della parrocchia della Santissima Trinità, a Chinatown, dove si occupava di stendere le schede di riflession­e in occasione del cineforum. Enzo, insieme ad amici e vicini di casa, scriveva e riscriveva al Comune per chiedere migliori servizi e una mobilità più intelligen­te nel quartiere. Ma appena poteva «scappava» a Morgex, in Valle d’Aosta. Alpinista esperto, aveva partecipat­o alla prima spedizione italiana sull’Everest con Guido Monzino, nel 1973. La casa in montagna «era il suo paradiso». Per questo i figli hanno deciso di far celebrare il funerale là, sabato prossimo, e successiva­mente a Milano.

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Foto ricordo Vincenzo Mattioli con Barbara e i figli Simone ed Emanuela (ancora bambini) in un’immagine scattata durante una vacanza in montagna

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