Ospedali, via 2 mila medici l’anno
Pronti per sostituirli solo la metà: di qui al 2025 si rischia un calo del 42%. I numeri dell’allarme
Chi ci curerà nel 2025? Le stime parlano di duemila medici l’anno in uscita dagli ospedali per raggiunti limiti d’età e di appena mille giovani che possono studiare per diventare anestesisti, chirurghi, ginecologi, pediatri. Vuol dire che presto non ci sarà più chi potrà sostituire i dottori in pensione. Il problema è che i contratti di formazione riconosciuti dal ministero della Salute scarseggiano per i vincoli di bilancio.
Presto non ci sarà più chi potrà sostituire i medici che vanno in pensione. Almeno duemila l’anno sono destinati a uscire dagli ospedali per raggiunti limiti d’età, mentre solo la metà per ora si sta preparando per sostituirli. E, allora, chi ci curerà nel 2025? In contemporanea ai duemila dottori pensionabili, nel 2018/2019 possono entrare in formazione poco più di mille giovani. Nello specifico, per le 11 specializzazioni, su tutte, più in difficoltà, le stime di Regione Lombardia elaborate su richiesta del Corriere parlano di 1.608 medici in uscita dagli ospedali pubblici e di appena 570 che quello stesso anno stanno studiando per diventare anestesisti, chirurghi, ginecologi, radiologi, pediatri, ortopedici, rianimatori, oncologi, otorinolaringoiatri, pneumologi e psichiatri. Il problema è che i contratti di formazione, ossia i posti che ogni anno il ministero della Salute riconosce alle Scuole di specializzazione, scarseggiano davanti ai vincoli di bilancio e alla capacità formativa delle università.
Così gli ospedali pubblici della Lombardia sono destinati drammaticamente a svuotarsi. È una questione innanzitutto anagrafica. Un dottore su cinque ha più di 60 anni: su 16.500 camici bianchi in totale, il 5% ha 61 anni, il 4% 62, il 3% 63 e ben il 6% più di 64. Ma il ricambio generazionale è bloccato. «Complessivamente i contratti di specializzazione riconosciuti alla Lombardia dal ministero della Salute sono 1.040(per i primi due anni valgono 1.652 euro al mese; per i successivi 1.710) — spiega Massimo Minerva, idolo social dei neolaureati in Medicina e fondatore dell’Associazione Liberi Specializzandi (Als - Fattore 2a) —. S’aggiungono altre 55 borse finanziate dalla Regione. Sono numeri leggermente in crescita rispetto al 2017: allora il ministero aveva concesso 983 posti, il Pirellone 48. In totale abbiamo 64 contratti in più. Non possono bastare, però, davanti all’ondata dei pensionamenti». Nel 2018/2019, per dire, i ginecologi e ostetrici destinati ad andare in pensione sono 224, mentre nella Scuola di specializzazione dedicata possono entrare in 67: per il 70% dei dottori che se ne andrà, dunque, non è prevista la formazione di un sostituto. Lo stesso vale per il 68% dei medici d’urgenza (144 pensionabili contro 46 a scuola), per il 64% degli ortopedici (126 contro 45) e dei pneumologi (49 contro 18); per il 63% degli otorini (57 contro 21); per il 60% degli anestesisti (292 contro 115 in arrivo) e il 59% dei pediatri (161 contro 67 nuovi). In totale, è come se ogni anno mancassero quasi mille giovani formati per sostituire i pensionati: di qui al 2025 si avrebbe un crollo da 16.500 medici a 9.500 (-42%).
Stefano Magnone, segretario lombardo dell’Anaao-Assomed, il maggiore sindacato dei dirigenti medici, riflette: «La riforma “Fornero” del 2011 ha spostato in avanti di tre anni la possibilità di andare in pensione dei nati dopo il 31 dicembre 1951. Ma dal 2016/2017 i pensionamenti sono riniziati. I medici nati dal 1952 hanno raggiunto i nuovi requisiti per ritirarsi (almeno 62 anni di età e 42 anni più 10 mesi di contributi per i maschi, e 41 e 10 mesi per le donne; oppure 66 anni e 7 mesi per la pensione di vecchiaia). Ci sarebbe stato il tempo di ovviare al problema attraverso una corretta programmazione dei fabbisogni di medici specialisti da formare, ma non è stato fatto nulla di concreto. Così iniziamo a trovarci di fronte a un vero e proprio esodo, non compensato dall’arrivo delle nuove generazioni. I reparti si stanno svuotando e non saremo a breve in grado di rimpiazzare i posti vuoti». Con un ordine del giorno — accolto — alla Legge di Bilancio il Pd ha chiesto alla Regione 30 nuovi contratti di formazione l’anno, a partire dal 2019: «Non si può più aspettare — dice il consigliere Emanuele Astuti —. Il problema è destinato ad aggravarsi. Bisogna correre ai ripari».
L’esodo I reparti si svuotano dei dottori che, dopo la legge Fornero, ora raggiungono i requisiti