Emergenza cemento in Brianza Lissone la città più costruita d’Italia
In regione coperti 310 mila ettari di territorio. «Siamo al limite, via ai recuperi»
La prima volta che si è parlò di Provincia più cementificata d’Italia era l’agosto del 2012. Fra le pieghe del Piano territoriale di coordinamento che la vecchia giunta provinciale aveva appena varato era emerso che la verde Brianza si mangiava 4 mila metri quadrati di territorio al giorno, l’equivalente di 12 campi da tennis. Oggi, a distanza di sei anni, la situazione non è cambiata. L’ultimo rilevamento di Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, relativo al 2017, ha confermato in pieno la tendenza: la Brianza continua a essere la Provincia con la percentuale di suolo artificiale più alta, con il 41% di suolo consumato in rapporto alla superficie provinciale e 35 ettari in più consumati nel 2017.
A livello nazionale le cose non vanno meglio. La fotografia scattata da Ispra mette in evidenza un consumo di suolo che sembra inarrestabile: secondo la ricerca nell’anno passato le nuove colate di cemento hanno interessato ben 54 chilometri quadrati di territorio. In media, circa 15 ettari al giorno. Nel 2017, in 15 regioni è stato superato il 5% di consumo di suolo, con il valore percentuale più elevato in Lombardia, seguita da Veneto, Emilia e Friuli. La Lombardia detiene il primato anche in termini assoluti, superando quest’anno i 310 mila ettari del suo territorio coperto artificialmente (il 13,4% delle aree artificiali italiane è in questa regione), contro i 9,5 mila ettari della Valle D’Aosta, unica rimasta sotto la soglia del 3%.
Le zone più colpite sono le pianure del settentrione, dove si concentrano le principali aree metropolitane, e l’asse toscano tra Firenze e Pisa. E in questo quadro di progressiva cementificazione, primeggia appunto la Brianza, dove la maglia nera della città più costruita d’Italia spetta a Lissone, con il 71,31% di territorio occupato, seguito da Sesto San Giovanni (67%) e Cusano Milanino (64%), mentre più staccate sono Milano (32%) e Varese (22%). «Purtroppo la tendenza ravvisata nel 2012 non è mutata — spiega Giorgio Maioli, componente dell’Osservatorio provinciale composto da 15 associazioni ambientaliste del territorio —. Servirebbe una stretta sulle nuove costruzioni, ma il Piano territoriale di coordinamento presenta grossi limiti e le amministrazioni comunali continuano a premere per dare via libera a nuovi interventi nonostante la Brianza sia costellata di abitazioni vuote e di aree dismesse inutilizzate». Stessa lunghezza d’onda per Atos Scandellari, vice presidente del circolo di Legambiente Monza. «Il consumo di suolo senza freni della Brianza è frutto dell’incuria degli anni 80 — commenta — e oggi una quota importante di verde viene sacrificata sull’altare di nuove opere pubbliche come autostrade e tangenziali. A questo punto, l’unica soluzione è bloccare qualsiasi nuova costruzione».
Nel frattempo, in Provincia il Ptpc è in fase di revisione e le indicazioni del presidente, Roberto Invernizzi, vanno nella direzione di favorire lo sfruttamento di aree ed edifici dismessi. «Ormai la Brianza ha raggiunto il limite — conclude Invernizzi —, anche se esistono isole felici come Cornate d’Adda. Adesso siamo in attesa del Piano territoriale delle Regione e dal combinato disposto fra questo e il Ptcp non potrà che emergere un freno all’attività edilizia. Gli operatori dovranno puntare sul recupero dell’esistente. In Brianza ci sono tante abitazioni degli anni Sessanta e Settanta che vanno recuperate e valorizzate».