Corriere della Sera (Milano)

Emergenza cemento in Brianza Lissone la città più costruita d’Italia

In regione coperti 310 mila ettari di territorio. «Siamo al limite, via ai recuperi»

- Riccardo Rosa

La prima volta che si è parlò di Provincia più cementific­ata d’Italia era l’agosto del 2012. Fra le pieghe del Piano territoria­le di coordiname­nto che la vecchia giunta provincial­e aveva appena varato era emerso che la verde Brianza si mangiava 4 mila metri quadrati di territorio al giorno, l’equivalent­e di 12 campi da tennis. Oggi, a distanza di sei anni, la situazione non è cambiata. L’ultimo rilevament­o di Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, relativo al 2017, ha confermato in pieno la tendenza: la Brianza continua a essere la Provincia con la percentual­e di suolo artificial­e più alta, con il 41% di suolo consumato in rapporto alla superficie provincial­e e 35 ettari in più consumati nel 2017.

A livello nazionale le cose non vanno meglio. La fotografia scattata da Ispra mette in evidenza un consumo di suolo che sembra inarrestab­ile: secondo la ricerca nell’anno passato le nuove colate di cemento hanno interessat­o ben 54 chilometri quadrati di territorio. In media, circa 15 ettari al giorno. Nel 2017, in 15 regioni è stato superato il 5% di consumo di suolo, con il valore percentual­e più elevato in Lombardia, seguita da Veneto, Emilia e Friuli. La Lombardia detiene il primato anche in termini assoluti, superando quest’anno i 310 mila ettari del suo territorio coperto artificial­mente (il 13,4% delle aree artificial­i italiane è in questa regione), contro i 9,5 mila ettari della Valle D’Aosta, unica rimasta sotto la soglia del 3%.

Le zone più colpite sono le pianure del settentrio­ne, dove si concentran­o le principali aree metropolit­ane, e l’asse toscano tra Firenze e Pisa. E in questo quadro di progressiv­a cementific­azione, primeggia appunto la Brianza, dove la maglia nera della città più costruita d’Italia spetta a Lissone, con il 71,31% di territorio occupato, seguito da Sesto San Giovanni (67%) e Cusano Milanino (64%), mentre più staccate sono Milano (32%) e Varese (22%). «Purtroppo la tendenza ravvisata nel 2012 non è mutata — spiega Giorgio Maioli, componente dell’Osservator­io provincial­e composto da 15 associazio­ni ambientali­ste del territorio —. Servirebbe una stretta sulle nuove costruzion­i, ma il Piano territoria­le di coordiname­nto presenta grossi limiti e le amministra­zioni comunali continuano a premere per dare via libera a nuovi interventi nonostante la Brianza sia costellata di abitazioni vuote e di aree dismesse inutilizza­te». Stessa lunghezza d’onda per Atos Scandellar­i, vice presidente del circolo di Legambient­e Monza. «Il consumo di suolo senza freni della Brianza è frutto dell’incuria degli anni 80 — commenta — e oggi una quota importante di verde viene sacrificat­a sull’altare di nuove opere pubbliche come autostrade e tangenzial­i. A questo punto, l’unica soluzione è bloccare qualsiasi nuova costruzion­e».

Nel frattempo, in Provincia il Ptpc è in fase di revisione e le indicazion­i del presidente, Roberto Invernizzi, vanno nella direzione di favorire lo sfruttamen­to di aree ed edifici dismessi. «Ormai la Brianza ha raggiunto il limite — conclude Invernizzi —, anche se esistono isole felici come Cornate d’Adda. Adesso siamo in attesa del Piano territoria­le delle Regione e dal combinato disposto fra questo e il Ptcp non potrà che emergere un freno all’attività edilizia. Gli operatori dovranno puntare sul recupero dell’esistente. In Brianza ci sono tante abitazioni degli anni Sessanta e Settanta che vanno recuperate e valorizzat­e».

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(Daniele Rossi) Costruzion­iIl territorio brianzolo è l’area d’Italia più cementific­ata dal 2012. Oggi la situazione non è migliorata

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