L’itinerario musicale che unisce la Scala, la suite dove morì Verdi e l’abitazione scelta da Puccini
Dalla Scala all’abitazione di Puccini fino alla suite dove Verdi morì: itinerario tra le note classiche
Èuna piccola (e meravigliosa) tavoletta ad olio, conservata alla Pinacoteca Ambrosiana. Opera di Leonardo da Vinci, anno 1485. Per quattro secoli si è pensato raffigurasse Ludovico il Moro, fino a quando un restauro ha fatto riemergere il cartiglio musicale. «Ritratto di Musico», l’unico ritratto maschile del grande genio a noi pervenuto, può essere preso come simbolo del legame, fortissimo, fra Milano e la musica. Dal dipinto prende il via una passeggiata che toccherà i luoghi dove l’intreccio fra le note e la città diviene così stretto che quasi, a tendere l’orecchio, se ne coglie l’eco.
Sullo spartito del Musico si intravede l’inizio di due parole: Cant e Ang. Il dettaglio conduce dritti al Duomo e a Franchino Gaffurio, amico di Leonardo e maestro della Cappella Musicale — il coro della cattedrale — che compose il «Cantum Angelicum». Non soffermiamoci sul dibattito ancora aperto (è lui il Musico?), ma sulla Cappella: è la più antica istituzione culturale milanese, attiva ininterrottamente dal 1402.
Il pellegrinaggio procede verso Palazzo Reale. «Nel XVIII secolo era Palazzo Ducale», ricorda la musicologa Laura Nicora, «e aveva un teatro interno, aperto a tutti. Un teatro dove si mangiava, si giocava d’azzardo e nei palchi, a tendine accostate, si amoreggiava». Il Ducale brucia nel 1776, ma proprio lì i milanesi hanno avuto la fortuna di ascoltare un quindicenne talentuoso: Wolfgang Amadeus Mozart. La prima volta che arrivò in città, nel 1770, dormì dai padri Agostiniani, in San Marco. In seguito sceglierà un albergo in piazza Diaz, ma sarà anche ospite del conte Firmian, ministro della Lombardia austriaca, a Palazzo Melzi, in via Fatebenefratelli (distrutto da una bomba). Intanto Milano è rimasta senza teatro. «A velocità record, in piazza Missori, ne viene costruito uno provvisorio, in legno di pino, dotato perfino di pasticceria interna», rivela Nicora. Questione di poco: i lavori per La Scala filano altrettanto rapidi, e nel 1778 con «L’Europa Riconosciuta» di Antonio Salieri si apre il tempio del melodramma dove sfileranno compositori come Rossini, Donizetti, Bellini e direttori come Arturo Toscanini (che dal 1908 al 1957 visse in via Durini 20). Intanto, in via Mercanti, il violinista Giovanni Ricordi apre un banco di spartiti: farà fortuna e nel giro di mezzo secolo,con l’aiuto del il figlio Tito e del nipote Giulio, fonderà la casa editrice Casa Ricordi, legata a doppio filo a Puccini e Verdi.
Giacomo Puccini, che ebbe diverse residenze milanesi, visse dal 1887 al 1900 in quella di via Solferino 27, dove compose «Manon Lescaut» «Bohème» e «Tosca». Giuseppe Verdi, che a Milano non volle mai comprare casa, nel 1839, a 26 anni, andò a vivere al Carrobbio, in via Cesare Correnti 15, con la moglie Margherita Barezzi e il figlioletto Icilio. E dopo la loro morte si trasferì in Corsia dei Servi, l’attuale corso Vittorio Emanuele, in un palazzo poi distrutto dalle bombe nel 1943. Ma la sua residenza più nota fu la suite al primo piano del Grand Hotel et de Milan (rimasta intatta e visitabile). La sua tomba (pure visitabile) è invece in una cappellina a Casa Verdi, la casa di riposo per musicisti che commissionò all’architetto Camillo Boito. A pochi passi da lì, in via Buonarroti 38, si trovava la villa (al suo posto è sorto un palazzo), dove Maria Callas abitò dal 1950 al 1960 .