Un’altra rivoluzione per Trenord
Trasporti Si allontana l’ipotesi del divorzio tra i due soci. Sul tavolo la gestione della rete e gli investimenti sulla flotta Trattativa con il governo, Fs può cedere la maggioranza: il «piano C» per uscire dallo stallo
Nuova ipotesi per il rilancio di Trenord. Sembra allontanarsi il divorzio tra i due soci proprietari, Trenitalia e Fnm. Mentre prende quota un’ulteriore opzione: Ferrovie dello Stato, tramite Trenitalia, sarebbe pronta a cedere la maggioranza a Regione Lombardia. La rete di binari di Ferrovienord invece potrebbe essere in parte nazionalizzata. Il governatore Attilio Fontana disponibile al dialogo.
Le parole chiave sono maggioranza e nazionalizzazione. Il futuro di Trenord si gioca su questi binari. Tra Roma e Milano si studia una nuova soluzione — la terza nel giro di qualche mese — per rimettere in sesto il trasporto ferroviario lombardo. All’origine dello stallo c’è l’assetto societario di Trenord: al 50 per cento in mano a Regione Lombardia, tramite la controllata Fnm, per il rimanente 50 sotto Trenitalia, di proprietà di Ferrovie dello Stato. Una governance totalmente paritetica che finora ha bloccato gli investimenti sulla società di piazzale Cadorna, portandola alle attuali difficoltà.
La prima proposta per superare l’impasse è stata avanzata a metà maggio. L’1 per cento delle quote del Pirellone a Fs, vendute o prestate, in cambio di investimenti nella flotta. A inizio luglio, una seconda soluzione: divisione tra linee di competenza della Regione, circa il 45 per cento e servite da treni nuovi, e tratte in mano a Fs con convogli vecchi. Un’ipotesi che fin dall’inizio è stata osteggiata da molti e che via via è andata indebolendosi. Già a fine luglio Stefano Buffagni (M5s), sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio, lo aveva definito un «progetto scellerato». Il divorzio ora sembra archiviato e sostituito da un «piano C» che recupera l’idea del ristabilire una maggioranza nella compagine societaria. Stavolta però sarebbe la Regione ad acquistare l’1 per cento delle quote da Trenitalia, con una serie di contromisure e garanzie. Una spesa che permetterebbe alla sua controllata Fnm, quotata in Borsa, di consolidare la propria posizione e fare più investimenti. Come ulteriore clausola, il governo sarebbe orientato a nazionalizzare una parte della rete ferroviaria oggi in mano a Ferrovienord, società del gruppo Fnm. In tutto sono 331 chilometri di binari. Nel mirino di Roma ci sarebbero le tratte già interconnesse con gli altri 1.700 chilometri di rotaie gestiti da Rete Ferroviaria Italiana. Mentre rimarrebbero in capo a Ferrovienord le direttrici — poche — totalmente isolate dal sistema.
Quale vantaggio? L’attenzione della Regione si concentrerebbe solo sugli investimenti nella flotta. Trenitalia però non si tirerebbe indietro dal fornire treni nuovi e in breve tempo, vista l’emergenza che stanno vivendo i pendolari lombardi. Le gare per 161 convogli sono già state avviate dal Pirellone, ma i materiali non saranno pronti prima del 2020. Trenitalia invece potrebbe fornire alcuni regionali «Rock» già nel 2019.
Linee guida, non progetti definiti, tuttora in corso di discussione. L’acquisto di quote non sarebbe ben visto da Giuseppe Bonomi, nel cda di Fnm. Il presidente Andrea Gibelli, ieri al meeting di Rimini, ha sottolineato lo «squilibrio» tra gli investimenti regionali e statali: «Noi abbiamo comprato treni per due miliardi, Fs ha messo solo qualche decina di milioni». Il governatore Attilio Fontana sembra tuttavia aperto al dialogo: «Sento che dal governo ci sono proposte diverse e migliori che vanno oltre il processo di scissione di Trenord in due diverse società». Saltato l’incontro di inizio agosto con il nuovo ad di Fs, Gianfranco Battisti, ora Fontana attende un nuovo appuntamento per settembre.
Gibelli Squilibrio nella spesa per i mezzi tra Pirellone e Stato