Ponti, alberi, sosta Cambia il progetto dei Navigli riaperti
Chiusa la relazione tecnica, il testo va in Aula
Più bici, più ponti, più alberi. L’amministrazione è orientata a recepire tre o quattro osservazioni di comitati e residenti in merito al progetto di riapertura dei Navigli. Tra queste, una passerella a scomparsa per le biciclette che si alternerà sotto il ponte delle Gabelle al transito delle barche. Altra novità, l’aggiunta di due ponti di attraversamento in via Melchiorre Gioia. A fine mese il voto in Consiglio comunale.
Una passerella «retrattile», «a scomparsa», in pratica un passaggio a livello acquatico per consentire il transito delle barche lungo il Naviglio riaperto. La pista ciclabile «ad alzata» che nascerà sotto il ponte delle Gabelle di via San Marco è la novità più affascinate tra quelle che con ogni probabilità l’amministrazione adotterà dopo il percorso d’ascolto degli scorsi mesi.
Più bici, più ponti, più alberi. Il senso delle correzioni al progetto originario, tre o quattro, potrebbe essere racchiuso in uno slogan. Nel corso del ciclo di presentazioni nei vari quartieri della citta la Fiab, a nome dei ciclisti, aveva protestato per l’interruzione della pista nel tratto sotto il ponte di via San Marco, in favore di una corsia mista per pedoni e due ruote. Protesta accolta. La soluzione, disegnata dagli architetti Antonello Boatti e Marco Prusicki, sarà affidata appunto a una passerella mobile destinata in via esclusiva alle bici. In Melchiorre Gioia si proverà invece ad accontentare i residenti (pedoni, in questo caso) con l’inserimento di almeno due ponti in più per attraversare la via. Gli stessi residenti che però lamentano la scomparsa di posti auto per i parcheggi. Boatti, che è anche coordinatore del Comitato scientifico del progetto, dice che qualcosa in più anche sotto questo aspetto si potrà fare magari prevedendo parcheggi a lisca di pesce o attraverso un aumento dei posti riservati ai residenti (con taglio delle strisce blu): «Però è evidente che la riapertura dei Navigli ha un significato di natura ambientale e culturale preciso». Chiaro che in quest’ottica le macchine siano vittime più o meno designate.
Si farà qualcosa anche lungo gli altri tratti interessati alla riapertura. Da parte dell’amministrazione c’è per esempio la chiara volontà di aggiungere verde, dove è possibile, al piano di partenza. Nuovi alberi potrebbero essere piantati per esempio dietro la Statale e davanti ai giardini della Guastalla, anche se a decidere in questo caso sarà la Soprintendenza. In via Laghetto non ci sarà l’acqua del canale, ma come elemento di
arredo urbano potrebbe arrivare qualche opera d’ispirazione leonardesca a ricordare che da lì transitavano i marmi per la costruzione del Duomo.
Piccole correzioni per riavvicinare la grande scommessa dei due chilometri d’acqua riaperti alla vita quotidiana della città e dei suoi quartieri. Modifiche isolate che costeranno pochi milioni di euro in più, garantiscono da Palazzo Marino. E d’altra parte il preventivo di 150 milioni di euro prevedeva già possibili oscillazioni della cifra finale dell’ordine del dieci per cento. Dopo la fine della fase di consultazione, il progetto andrà avanti spedito, assicura l’assessore alla Partecipazione Lorenzo Lipparini. Tra pochi giorni in Comune s’attende la relazione sul ciclo di dibattiti, poi si aprirà la fase «politica». In Consiglio comunale dovrà essere approvato un atto d’indirizzo prima della discussione sul Pgt, il Piano di governo del territorio che dovrà per forza di cose recepire la rivoluzione dolce della nuove vie d’acqua. Terzo passaggio consiliare, il Piano triennale delle opere pubbliche che dovrà mettere a bilancio gli investimenti previsti per avviare il progetto.
L’assessore Lipparini dice che si attende ora la relazione finale intorno ai dibattiti nelle zone per la decisione ufficiale su quali possibili correzioni adottare: «Intanto la partecipazione è stata di grandissima qualità e Milano si conferma pioniera nella sperimentazione di processi partecipativi».