Corriere della Sera (Milano)

Addio a Torchio giornalist­a mite

- di Elisabetta Soglio

Una colonna della cronaca milanese del Corriere, ma anche un grande amante della montagna. Della sua Val Sesia, dove era stato sindaco di Riva Valdobbia. È morto a 79 anni Marzio Torchio.

Se c’era da fare un pezzo di corsa, «ragazzi tra mezz’ora si chiude, chi ci prova?», lui era una garanzia: dita sulla macchina da scrivere e le 60 righe uscivano per incanto, a tempo di record, perfette e godibili. Con l’aria sorniona, si avvicinava ai colleghi più giovani (e agitati): «State tranquilli, ci ho pensato io». Marzio Torchio ha fatto parte a lungo della famiglia Rizzoli ed è stato, dall’86 al ’95, una colonna della cronaca milanese del Corriere della Sera. Ci ha lasciati l’altra notte, all’improvviso. Aveva 79 anni, era originario della Val Sesia. Uno di quelli del giornalism­o fatto di scarpe consumate, incontri, studio. Dopo aver lavorato al Corriere di Novara, a fine degli anni ’70 era arrivato in casa Rizzoli, all’Eco di Padova. Di lì era passato al Corriere d’Informazio­ne dove da inviato aveva seguito i grandi eventi: dal terremoto in Irpinia alla strage di Bologna. Dopo la chiusura del Corriere d’Informazio­ne, tornò in via Solferino passando anche per il Corriere Medico. Fu Arnaldo Giuliani a volerlo nella «sua» cronaca e insieme a Claudio Schirinzi da allora si occupò delle cronache di Palazzo Marino. I colleghi degli altri quotidiani cercavano di tenere il passo, ma erano sforzi inutili: loro erano sempre più avanti e molto spesso quando sparivano dalla circolazio­ne erano nell’ufficio del sindaco e avevano già la notizia sul taccuino. Marzio amava il suo lavoro ma forse amava molto di più la montagna: così quando si era aperta la possibilit­à di tornare a casa, non ci aveva pensato due volte e aveva cominciato a occuparsi del suo paese, Riva Valdobbia, dove era stato eletto sindaco con una percentual­e bulgara di preferenze e dove veniva svegliato di notte per essere sul posto se una vacca doveva partorire. E lui ci andava, perché di fondo era un uomo mite e buono e ci perdonerà se lo definiamo così: non gli sarebbe piaciuto di certo, ma così lo ricordiamo. Come lo ricordano con affetto e stima i tanti che avevano avuto modo di conoscerlo, a partire dal professor Domenico Cagnone, per anni suo grande estimatore. Alla moglie Rosalba e alle amate figlie Grazia a Lara giunga l’abbraccio di tutto il Corriere della Sera.

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Corriere Ricordo Marzio Torchio, dall’86 al 95 alla cronaca del

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