Corriere della Sera (Milano)

IL RUOLO DI CHI NON C’ERA

- Di Massimo Rebotti

La politica in piazza non va più di moda, soppiantat­a dalla bagarre sui social. Eppure è con una piazza (piena) che riprende la stagione politica a Milano. Quanto «pesano» le migliaia di persone che hanno manifestat­o in piazza San Babila, contro i sovranisti Salvini e Orbán riuniti poco lontano? Sono una spia significat­iva dell’opinione pubblica oppure no? Milano, in questa fase, fa un po’ storia a sé: con ogni probabilit­à è l’unica città d’Italia in cui si possa organizzar­e, in pochi giorni e con molti ancora in vacanza, una manifestaz­ione per l’accoglienz­a ai migranti con certi numeri. Per tante ragioni. Governa il centrosini­stra, le precedenti iniziative di «Milano senza muri» hanno avuto successo, c’è un tessuto di associazio­ni tra la sinistra e il mondo cattolico che risponde, e un assessore, Pierfrance­sco Majorino, che ha costruito una rete robusta. Il risultato, che non era scontato, è sufficient­e per dire che la piazza di martedì interpreta lo spirito della città? Per il sindaco Beppe Sala, sì: «Milano non cambierà il suo modo d’essere — ha scritto —. Solidariet­à, apertura al mondo, Europa unita». Quella di Sala è una scommessa: ritiene che, oltre alle migliaia in piazza, ci sia una maggioranz­a che (senza scendere in piazza) la pensa alla fine nello stesso modo. Del resto anche quella del milanese Salvini è una scommessa: quando dice, ovviamente esagerando, che «60 milioni di italiani» vogliono ciò che vuole lui, punta sul fatto che le migliaia di suoi concittadi­ni che martedì gli hanno detto di no siano una minoranza alla fine irrilevant­e.

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