IL RUOLO DI CHI NON C’ERA
La politica in piazza non va più di moda, soppiantata dalla bagarre sui social. Eppure è con una piazza (piena) che riprende la stagione politica a Milano. Quanto «pesano» le migliaia di persone che hanno manifestato in piazza San Babila, contro i sovranisti Salvini e Orbán riuniti poco lontano? Sono una spia significativa dell’opinione pubblica oppure no? Milano, in questa fase, fa un po’ storia a sé: con ogni probabilità è l’unica città d’Italia in cui si possa organizzare, in pochi giorni e con molti ancora in vacanza, una manifestazione per l’accoglienza ai migranti con certi numeri. Per tante ragioni. Governa il centrosinistra, le precedenti iniziative di «Milano senza muri» hanno avuto successo, c’è un tessuto di associazioni tra la sinistra e il mondo cattolico che risponde, e un assessore, Pierfrancesco Majorino, che ha costruito una rete robusta. Il risultato, che non era scontato, è sufficiente per dire che la piazza di martedì interpreta lo spirito della città? Per il sindaco Beppe Sala, sì: «Milano non cambierà il suo modo d’essere — ha scritto —. Solidarietà, apertura al mondo, Europa unita». Quella di Sala è una scommessa: ritiene che, oltre alle migliaia in piazza, ci sia una maggioranza che (senza scendere in piazza) la pensa alla fine nello stesso modo. Del resto anche quella del milanese Salvini è una scommessa: quando dice, ovviamente esagerando, che «60 milioni di italiani» vogliono ciò che vuole lui, punta sul fatto che le migliaia di suoi concittadini che martedì gli hanno detto di no siano una minoranza alla fine irrilevante.