Corriere della Sera (Milano)

Stop alla moschea abusiva Scatta il sit-in di preghiera

Il sindaco pd di Melegnano: area inquinata, è la legge

- Di Federico Berni

Il nocciolo della questione sta nella domanda innocente di un bambino — avrà al massimo dieci anni — rivolta ai giornalist­i: «Perché devo pregare in strada?». La strada dietro di lui è occupata da centinaia di fedeli musulmani assorti nella preghiera del venerdì che, fino a settimana scorsa, a Melegnano, si teneva nel capannone di via Morandi, nella zona industrial­e. Un anonimo fabbricato che negli anni, da queste parti, è stato ribattezza­to la «moschea fantasma». Il piccolo non sa che, dietro a quello stabile, sede dell’associazio­ne Al Baraka, si combatte da anni una battaglia a colpi di ordinanze, ricorsi, esposti, carte bollate. E nemmeno sa che da ieri, l’ordinanza comunale che vieta l’uso dell’immobile come luogo di culto, è diventata esecutiva. Niente più raduni religiosi, per motivi di carattere «sanitario», e quindi preghiera in strada, ieri, da parte degli islamici. Tra le auto posteggiat­e, il traffico e il cancello sbarrato del magazzino. Un gesto simbolico per una comunità che è riferiment­o per centinaia di praticanti sparsi in tutto il quadrante Sud di Milano, che ha ricordato ad alcuni la preghiera collettiva che gli islamici avevano organizzat­o anni fa nel cuore di Milano, sul sagrato del Duomo.

Il motivo dell’impediment­o, essenzialm­ente, va ricondotto alla posizione stessa dello stabile, che sorge nell’area di un ex impianto industrial­e chimico, un sito inquinato di rilevanza regionale. Motivo per cui, in caso di assembrame­nti numerosi, non sarebbero garantite le condizioni di sicurezza delle persone, soprattutt­o le fasce più fragili (donne, anziani e bambini).

La querelle è partita nel settembre 2014, quando gli uffici tecnici del municipio hanno negato il cambio di destinazio­ne d’uso da produttivo, a culturale-religioso. La ordinanza è della precedente amministra­zione, rappresent­ata da una giunta di centrodest­ra, a forte impronta leghista. Un atto impugnato dagli islamici davanti al Tar, che però ha dato loro torto nel 2016, con sentenza passata in giudicato. Nel 2017 è subentrata la giunta guidata dal sindaco Rodolfo Bertoli, del Partito democratic­o, che ha confermato il diniego. «Su quell’area ci sono problemi di carattere sanitario, c’è una sentenza definitiva e una serie di vincoli normativi — ha spiegato il primo cittadino dem — che dobbiamo fare rispettare a tutti. E per tutti intendo: musulmani, cristiani, ebrei... Senza distinzion­i».

La situazione avrebbe potuto essere sanata apportando forse delle migliorie al sistema di areazione, ma assicurano dal Comune, «gli ostacoli non sono stati superati». Cosa non vera, secondo Kais Mokrani, presidente dell’associazio­ne religiosa Al Baraka: «Ho presentato un progetto in Comune che non è neppure stato preso in consideraz­ione. Usano il pretesto dell’inquinamen­to ambientale ma in quell’area ci sono imprese, bar molto frequentat­i, persino abitazioni. Lo dico chiarament­e: la comunità islamica è offesa. L’Italia è anche il nostro Paese, e ne rispettiam­o le leggi, ma abbiamo diritto come tutti a un luogo di culto. Non siamo un mondo chiuso, siamo aperti al dialogo, col Comune e con chiunque. E poi, ora, io come lo spiego ai bambini che il centro è chiuso?».

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(Canali) Il rito La comunità islamica davanti al capannone
 ?? (foto Canali) ?? Il sit-in Centinaia di fedeli musulmani si sono radunati per la preghiera del venerdì davanti al capannone di via Morandi, a Melegnano
(foto Canali) Il sit-in Centinaia di fedeli musulmani si sono radunati per la preghiera del venerdì davanti al capannone di via Morandi, a Melegnano

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