I giudici sbloccano i lavori per la Città della Salute
Confermato dopo tre anni l’appalto a Condotte
Dopo tre anni di controversie giudiziarie, si sbloccano i lavori per la Città della Salute, il megaprogetto da 450 milioni di euro che unirà l’Istituto dei tumori e il neurologico Besta nell’ex area Falck di Sesto San Giovanni. L’assegnazione dell’appalto, economicamente il più pesante d’Europa a livello pubblico, al colosso Condotte è regolare, anche se la società oggi è in gravi difficoltà economiche.
Dopo tre anni di controversie giudiziarie, si sbloccano i lavori per la Città della Salute, il mega progetto da 450 milioni di euro che unirà l’Istituto dei tumori e il neurologico Besta nell’ex area Falck di Sesto San Giovanni. L’assegnazione dell’appalto, economicamente il più pesante d’Europa a livello pubblico, al colosso di costruzioni Condotte è regolare, anche se la società è finita in gravi difficoltà economiche. La decisione è del Consiglio di Stato che dirime una questione in ballo dal novembre 2015 quando, a due mesi di distanza dall’aggiudicazione, Salini Impregilo, arrivata seconda alla gara, presenta ricorso al Tar. Da allora si innesca una battaglia legale, con ricorsi e controricorsi che causano enormi ritardi alla realizzazione dell’opera.
Sullo sfondo c’è lo scandalo della Cupola degli appalti di Expo che voleva mettere le mani anche sul goloso business della costruzione della Città della Salute. Coinvolta nell’inchiesta è una società in gara per l’aggiudicazione dell’appalto, la Maltauro Spa, azienda travolta dall’arresto e dalla condanna (patteggiata) del suo legale rappresentante Enrico Maltauro. A fine 2014 la Regione, attraverso la società Infrastrutture Lombarde (stazione appaltante), e col via libera dell’allora governatore Roberto Maroni, decidere di mantenere in graduatoria l’impresa nonostante i problemi giudiziari. Ma il 20 dicembre 2016 la sua presenza viene ritenuta illegittima e invalida l’assegnazione della gara («La concorrente — la Maltauro, ndr — ha perso i requisiti di onorabilità necessari per partecipare»). La graduatoria viene rifatta, ma il risultato non cambia: Infrastrutture Lombarde guidata da Guido Bonomelli, il 17 marzo 2017, dopo oltre sette ore di riunione e una sfilza di pareri legali, decide di riassegnare l’appalto a Condotte d’acqua. La scelta — che fa restare invariato il punteggio — è di escludere un’altra impresa, la Mantovani, ritenuta «nella stessa situazione della Maltauro». Con la sua squalifica la graduatoria resta invariata.
Di qui i nuovi ricorsi di Salini Impregilo prima al Tar, poi al Consiglio di Stato. In entrambi i casi — prima il 22 novembre 2017, poi ieri — le scelte di Infrastrutture Lombarde sono considerate corrette. La motivazione è complessa («La giurisprudenza afferma che è dovere dell’amministrazione pubblica, in sede di riesame della vicenda controversa, di essere particolarmente rigorosa nella verifica di tutti i possibili profili rilevanti, esaminando l’affare nella sua interezza e sollevando tutte le questioni che ritenga di interesse — si legge nella sentenza firmata dal giudice amministrativo Giuseppe Severini —. Ciò allo scopo di evitare che la realizzazione dell’interesse sostanziale possa essere frustrato dalla reiterazione di provvedimenti, basati sempre su inediti supporti motivazionali»). Ma il significato è chiaro: la scelta di Infrastrutture Lombarde di escludere anche la Mantovani è corretta perché di fatto viene applicato ed esteso un principio indicato dai giudici, cioè che una società con problemi penali non può entrare in graduatoria in una gara pubblica.
Soddisfatto l’assessore alla Sanità Giulio Gallera: «Il Consiglio di Stato — dice — respinge in via definitiva il ricorso contro l’aggiudicazione della gara per la realizzazione della Città della Salute. Da oggi entriamo nella fase realizzativa di un’eccellenza».
Per i giudici amministrativi può essere firmato il contratto di costruzione con Condotte, anche se nel frattempo la società è finita in grave crisi economica ed è ora in amministrazione straordinaria con tre commissari nominati dal ministero dello Sviluppo economico (Mise) che assicurano la continuità aziendale . La società di progetto che si farà carico dei lavori della Città della Salute e la gestirà per i prossimi 23 anni, secondo quanto stabilito dall’accordo con Infrastrutture Lombarde, è la Cisar. È un veicolo confezionato ad hoc, partecipato al 40 per cento da Condotte d’acqua, al 30 per cento da Inso (a sua volta controllata da Condotte), al 20 per cento dal gruppo di costruzioni Navarra e al 10 per cento dalla società di facility management Zephyro. Secondo fonti vicine a Condotte, c’è già l’interesse — forse anche un impegno — da parte del fondo inglese Infracapital che sarebbe pronto a finanziare la realizzazione del progetto. Si parla di una disponibilità a mobilitare attorno a 100 milioni di euro.