La nuova pista di atletica devastata con il piccone
La «ferita» è evidente, pochi metri dopo la linea d’arrivo del rettilineo, il punto più visibile e simbolico di tutto l’anello: enormi squarci nel manto blu di ultima generazione, appena steso sulla rinnovata pista di atletica leggera del centro Mattei, di San Donato Milanese. In questo scenario, la buona notizia (l’unica) è che l’impianto ha ottenuto l’omologazione da parte della Federazione italiana. Quella pessima, invece, è che i tanti appassionati della «regina degli sport» dovranno aspettare ancora almeno fino a fine settembre, per provare le nuove corsie: questo a causa, appunto, del grave atto di vandalismo perpetrato nella notte tra mercoledì e ieri, che ha scatenato l’ira di cittadini, atleti, e dell’amministrazione comunale — sindaco Andrea Cecchi in testa — reduce da un investimento di oltre 500 mila euro. Si tratta, infatti, di una copertura all’avanguardia, che si ottiene versando un liquido speciale, e sul quale vengono poi disegnate le corsie. Un materiale molto resistente, creato per essere calpestato dalle scarpette chiodate dei corridori, e quindi non facile da scalfire, a meno che, per esempio, non lo si prenda a picconate. È ancora presto per avanzare ipotesi sugli autori del gesto, avvenuto proprio a poche ore dall’arrivo da Roma del commissario federale, chiamato per certificare la regolarità del centro sportivo. Struttura, quella di San Donato, che vanta una propria tradizione. Costruita dalla Snam, e inserita nel parco Mattei, la pista di atletica è un riferimento per moltissimi sportivi di tutti i comuni della cintura sud di Milano. Circonda un campo da rugby, che ha soppiantato il precedente campo di calcio (non senza polemiche). Cecchi, giunto ieri sul posto per constatare di persona i danni, non trattiene lo sdegno: «Quando ho visto lo scempio quasi mi veniva da piangere». Il comune, in una nota, parla di «grave escalation di atti vandalici», aggiungendo che «verrà rinforzata la sorveglianza intorno al parco», e che i costi extra per il ripristino, che interessano una superficie tra i 20 e i 30 metri quadri, «saranno a carico dell’impresa titolare dei lavori».