«Islamici discriminati», sciopero in aula
La protesta a Lodi: esclusi dalle agevolazioni sociali. E non mandano i figli a scuola
Da mercoledì a oggi i bambini della comunità islamica di Lodi, 130 famiglie, stanno disertando le aule scolastiche. Uno «sciopero» contro la giunta leghista del sindaco Casanova che chiede agli stranieri che vogliono accedere a tariffe sociali per scuolabus e mensa, di produrre documenti redatti nei paesi d’origine, e in italiano, che attestino redditi e proprietà. «È discriminazione».
LODI La denuncia per discriminazione contro il Comune era un antipasto. Ma ora la comunità straniera di Lodi fa sul serio. Da mercoledì a stamattina 120 famiglie, quasi tutte di religione islamica, per protesta non hanno mandato i propri figli a scuola. Protesta clamorosa e tanti banchi vuoti in classe: stasera alle 18.30 il seguito con un corteo di 300 persone tra genitori e bambini islamici a sfilare sotto i portici di Palazzo Broletto e a chiedere che l’amministrazione ritiri il regolamento antistranieri. L’accusa è «discriminazione».
Le regole per accedere a mense, scuolabus, pre e post scuola, in vigore dal 4 ottobre 2017, penalizzano i bambini stranieri in favore di quelli italiani rendendo impossibile ottenere tariffe scontate. Famiglie che avrebbero diritto alla prima fascia Isee e sono invece in quella più alta. «Prima i lodigiani», lo slogan con cui la giunta leghista di Sara Casanova aveva rivisto l’accesso alle prestazioni sociali agevolate ha prodotto ad aprile una causa per discriminazione al tribunale di Milano depositata dalle due associazioni Asgi e Naga (prima udienza il 6 novembre) e ora lo «sciopero dei banchi» da parte della comunità islamica. Ad essere contestato è il comma all’articolo 8 del regolamento in cui si chiede ai cittadini extracomunitari di farsi rilasciare dal consolato del paese d’origine una certificazione che attesti «i redditi e i beni mobili o immobili registrati», corredata da «traduzione in italiano legalizzata dall’autorità consolare italiana» e prodotta al Comune entro 30 giorni dalla richiesta di accesso alle prestazioni.
Senza certificato del paese d’origine è automatica l’assegnazione della fascia Isee più alta e dunque tariffe massime per nido, scuolabus e mense scolastiche. «La maggior parte di noi risiede in questa città da più di 10 anni — si chiede Abdelrahman El Said, portavoce del centro islamico Al Rahma —. I nostri ragazzi sono nati qui: perché veniamo discriminati? Chi ha tre figli rischia di pagare fino a 400 euro al mese solo per la mensa, mentre avrebbe diritto allo sconto».
Gli islamici oggi cercheranno di parlare con il sindaco e di non creare problemi. Però saranno in trecento e con loro i leader di opposizione che già ad aprile avevano promosso il ricorso per discriminazione contro la giunta leghista: Pd, liste civiche, Movimento 5 Stelle. «Nelle domande di accesso
Discriminazione
«Le regole della giunta leghista penalizzano i bambini stranieri rispetto agli italiani»
ai servizi — rivela Stefano Caserini di “110&Lodi” — solo 4 famiglie su 94 hanno potuto produrre la documentazione, a conferma di quanto la richiesta del Comune sia impossibile». «Lasciare a casa i bambini da scuola non è una soluzione — precisa la dem Simonetta Pozzoli —, ma la manifestazione ci trova assolutamente solidali». L’obiettivo è far almeno sospendere il regolamento della discordia.