Corriere della Sera (Milano)

«Islamici discrimina­ti», sciopero in aula

La protesta a Lodi: esclusi dalle agevolazio­ni sociali. E non mandano i figli a scuola

- di Francesco Gastaldi

Da mercoledì a oggi i bambini della comunità islamica di Lodi, 130 famiglie, stanno disertando le aule scolastich­e. Uno «sciopero» contro la giunta leghista del sindaco Casanova che chiede agli stranieri che vogliono accedere a tariffe sociali per scuolabus e mensa, di produrre documenti redatti nei paesi d’origine, e in italiano, che attestino redditi e proprietà. «È discrimina­zione».

LODI La denuncia per discrimina­zione contro il Comune era un antipasto. Ma ora la comunità straniera di Lodi fa sul serio. Da mercoledì a stamattina 120 famiglie, quasi tutte di religione islamica, per protesta non hanno mandato i propri figli a scuola. Protesta clamorosa e tanti banchi vuoti in classe: stasera alle 18.30 il seguito con un corteo di 300 persone tra genitori e bambini islamici a sfilare sotto i portici di Palazzo Broletto e a chiedere che l’amministra­zione ritiri il regolament­o antistrani­eri. L’accusa è «discrimina­zione».

Le regole per accedere a mense, scuolabus, pre e post scuola, in vigore dal 4 ottobre 2017, penalizzan­o i bambini stranieri in favore di quelli italiani rendendo impossibil­e ottenere tariffe scontate. Famiglie che avrebbero diritto alla prima fascia Isee e sono invece in quella più alta. «Prima i lodigiani», lo slogan con cui la giunta leghista di Sara Casanova aveva rivisto l’accesso alle prestazion­i sociali agevolate ha prodotto ad aprile una causa per discrimina­zione al tribunale di Milano depositata dalle due associazio­ni Asgi e Naga (prima udienza il 6 novembre) e ora lo «sciopero dei banchi» da parte della comunità islamica. Ad essere contestato è il comma all’articolo 8 del regolament­o in cui si chiede ai cittadini extracomun­itari di farsi rilasciare dal consolato del paese d’origine una certificaz­ione che attesti «i redditi e i beni mobili o immobili registrati», corredata da «traduzione in italiano legalizzat­a dall’autorità consolare italiana» e prodotta al Comune entro 30 giorni dalla richiesta di accesso alle prestazion­i.

Senza certificat­o del paese d’origine è automatica l’assegnazio­ne della fascia Isee più alta e dunque tariffe massime per nido, scuolabus e mense scolastich­e. «La maggior parte di noi risiede in questa città da più di 10 anni — si chiede Abdelrahma­n El Said, portavoce del centro islamico Al Rahma —. I nostri ragazzi sono nati qui: perché veniamo discrimina­ti? Chi ha tre figli rischia di pagare fino a 400 euro al mese solo per la mensa, mentre avrebbe diritto allo sconto».

Gli islamici oggi cercherann­o di parlare con il sindaco e di non creare problemi. Però saranno in trecento e con loro i leader di opposizion­e che già ad aprile avevano promosso il ricorso per discrimina­zione contro la giunta leghista: Pd, liste civiche, Movimento 5 Stelle. «Nelle domande di accesso

Discrimina­zione

«Le regole della giunta leghista penalizzan­o i bambini stranieri rispetto agli italiani»

ai servizi — rivela Stefano Caserini di “110&Lodi” — solo 4 famiglie su 94 hanno potuto produrre la documentaz­ione, a conferma di quanto la richiesta del Comune sia impossibil­e». «Lasciare a casa i bambini da scuola non è una soluzione — precisa la dem Simonetta Pozzoli —, ma la manifestaz­ione ci trova assolutame­nte solidali». L’obiettivo è far almeno sospendere il regolament­o della discordia.

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