Stop alla mostra Poi il dietrofont
Triennale, lettera di 25 progettisti: violati i contratti
Al fine di accelerare la realizzazione del Museo permanente del Design, un impegno al quale l’attuale gestione della Triennale è chiamata a rispondere, la Fondazione di viale Alemagna aveva deciso di anticipare la chiusura della XI edizione del Triennale Design Museum, spostandola dal 20 gennaio 2019 all’imminente 16 settembre. Ma la decisione non a tutti è piaciuta. Anzi, un nutrito (25 professionisti) e qualificato gruppo di architetti e designer, tra i quali Alessandro Mendini , Italo Lupi, Denis Santachiara, Beppe Finessi, Fabio Novembre, Fulvio Irace e Nicola Di Battista hanno deciso di inviare una lettera al presidente della Triennale, Stefano Boeri, e al direttore, Carlo Morfini, contro questa decisione assunta dal Consiglio di amministrazione.
Nella lettera si parla di «irritualità» della decisione e di una «prassi, che non tiene conto delle regole usualmente seguite, a livello nazionale e internazionale, da tutte le istituzioni museali, che espone quindi la nostra piccola comunità all’incomprensione del pubblico, dei diversi protagonisti del sistema design e dei tanti colleghi stranieri che da sempre ci osservano con attenzione». Si fa inoltre presente che una simile decisione compromette decine di contratti e accordi in essere per l’esposizione. I firmatari si dicono stupiti anche «per le modalità con la quale è stata comunicata questa decisione (una mail spedita il 30 agosto, senza preavviso alle persone coinvolte)» e l’assenza di «una significativa e credibile motivazione».
Una chiusura tanto anticipata è, effettivamente, poco consueta; naturalmente va anche considerato che la rassegna Triennale Design Museum era uno dei fiori all’occhiello della precedente gestione della Fondazione mentre quella attuale gioca gran parte del proprio impegno sulla realizzazione di un Museo permanente del Design. Così i soliti maligni hanno visto nella lettera anche una conseguenza dallo spoilsystem culturale attuato dalla nuova gestione.
«Alessandro Mendini ci ha fatto pervenire questa lettera, ma sapevo del malumore — ha affermato il presidente Stefano Boeri —. Comunque avevo anticipato la decisione ai curatori e la motivazione era legata alla volontà di partire il più presto possibile con il Museo permanente. Tuttavia — continua Boeri — accogliendo la fondatezza delle preoccupazioni e l’importanza di chi le solleva abbiamo deciso di ripristinare le date stabilite».
Tanto che Boeri ha preso così carta e penna e indirizzato una lettera a Mendini in cui afferma che «un’istituzione aperta al dibattito culturale come la Triennale deve saper accettare critiche, se trasparenti e fondate, e prenderne atto nel vivo delle sue azioni anche quando rendono più complesso il percorso verso un grande progetto come quello di realizzare, nei prossimi mesi, un Museo permanente del Design italiano. Un percorso che l’apertura del primo marzo 2019 della XXII Esposizione Internazionale della Triennale di Milano ci aveva suggerito di accelerare». Dunque, insieme a Joseph Grima (curatore del settore Design, Moda e Artigianato) la decisione di lasciare tutto come prima .
Quindi, la rassegna Triennale Design Museum chiuderà, come previsto, il 20 gennaio. Il Museo permanente partirà all’interno degli spazi esistenti nel Palazzo di Muzio in viale Alemagna tra questa data e il mese di marzo: il 3 ottobre saranno presentati i progetti per questa iniziativa. Il primo marzo aprirà, come previsto, la XXII mostra Triennale, altro appuntamento fondamentale dell’ente di viale Alemagna.
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