Corriere della Sera (Milano)

Domenica dolce come un babà Alle Stelline i maestri pasticcier­i danno lezione per «Sweety»

Alle Stelline 25 maestri pasticcier­i si sfidano per «Sweety of Milano» Knam: «Il dessert è il piatto più importante di una cena, deve gratificar­e»

- di Roberta Schira

Diceva il grande pasticcier­e Gaston Lenôtre: «La pasticceri­a è il miglior allenament­o per gli chef: abitua alla precisione e alla perfezione». Il consiglio è più che mai valido oggi che è nata la figura del pastry chef (cuoco pasticcier­e, per chi difende la lingua italiana), protagonis­ta di Sweety of Milano al Palazzo delle Stelline. I gourmet, da sempre, amano abbinare cibo e vino. Ora si fa con il dessert: si chiama pastry pairing, nasce da un’intuizione del pasticcier­e Nicolò Moschella. Un esempio? Il bartender Christian Lodi ha inventato Sweet Meet a base di limoncetta, Amaro Lucano, whisky, lime, albume e polvere di agrumi. Sarà abbinato alla mignon Quadrotto, mousse di cioccolato al latte con cuore di marmellata all’arancia e base di pan di Spagna bagnato al Grand Marnier.

Tanti i pasticcier­i coinvolti, tra masterclas­s e area vendita: da Iginio Massari a Sal De Riso, da Ernst Knam a Luigi Biasetto, Alfonso Pepe, Gino Fabbri, Stefano Laghi, Gianluca Fusto e Omar Busi, per citarne alcuni. Quattro le donne: Anna Sartori di Erba, Francesca Castignani di Tarquinia, Stella Ricci e Carmen Vecchione di Avellino. Sweety è una kermesse amata dai golosi e da chi vuole capire la grande pasticceri­a. Raddoppian­o le degustazio­ni gratuite, guidate dai pasticcier­i. Oltre ai 25 cooking show dal vivo, ecco la Sweet Baby, scuola di pasticceri­a (gratuita) per bambini. Non è più una curiosità, ma un vero comparto, lo spazio dedicato alle intolleran­ze alimentari e al mondo vegano. La tendenza 2018? Pasticceri­a sotto vetro. Uno dei primi a inventarla è stato il padovano Denis Dianin, con il panettone in vasocottur­a, presentato a Sweety nel 2015. Da allora il dolce in barattolo è in grande crescita. Il vetro permette di godersi i dessert nelle loro stratifica­zioni, esalta le consistenz­e e protegge. Esempi, la Trasparenz­a di castagne di Carmen Vecchione, ispirato al Montblanc; Zabaione in vasetto, di Paolo Sacchetti; il cake alla mandorla con gelatina alle mele e rosa, profumo di ginepro e limone di Luca Mannori. Anche lo chef Giancarlo Perbellini, da poco a Milano con la sua Locanda, ha messo in barattolo la Meringata, l’ha chiamata 1.8 e aggiunto la fava Tonka. E i frutti rossi, per dare il tocco di acidità fondamenta­le in ogni dessert. Ma perché il barattolo? Risponde Perbellini.«È un contenitor­e da asporto, rende moderno un dolce tradiziona­le». Non si esageri con le rivisitazi­oni dei classici, dice Maurizio «Black» Santin. «I dolci devono essere sempliceme­nte buoni, golosi, belli da vedere». Salvatore De Riso arriva a Sweety dalla Costiera Amalfitana. Dice: «Chi viene da me si aspetta i grandi classici: babà, sfogliatel­la, pastiera napoletana. Io li accontento. Poi lavoro a qualcosa di nuovo, non bisogna mai adagiarsi». Il gusto dolce impazza a Milano, ma nei ristoranti medi i dessert sono spesso banali, mal preparati. Ammonisce Ernst Knam: «Il dessert è il piatto più importante di una cena, deve gratificar­e, lasciare un bel ricordo. Il 50% dei cuochi stellati nasce come pasticcier­e. Un grande pasticcier­e può diventare uno chef formidabil­e, ma non il contrario».

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 ??  ?? Lezioni e degustazio­ni Un carrello di piccoli dolci pronti per essere assaggiati. A sinistra, il pasticcier­e tedesco Ernst Knam, tra gli ospiti
Lezioni e degustazio­ni Un carrello di piccoli dolci pronti per essere assaggiati. A sinistra, il pasticcier­e tedesco Ernst Knam, tra gli ospiti
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