Imprese record Superata la soglia delle 200 mila
Moda e design in centro, artigiani in periferia
Milano sfonda quota 200 mila imprese, in crescita del 3,5% nel biennio 2016-2018. Traino il centro storico, dove ha sede un’azienda su quattro. Frizzante la zona settentrionale della città, tra viale Monza, Greco e la Bicocca con un boom di attività del 23%. Mille aziende in più tra Brera e Garibaldi e tra Repubblica e Porta Nuova. Le dinamiche settoriali e i loro epicentri. Gli artigiani: segnali dal territorio, la città va meglio dell’hinterland.
Le attività imprenditoriali a Milano sfondano quota 200 mila. Si tratta di una crescita del 3,5 per cento nell’ultimo biennio, spalmata in maniera uniforme tra i quartieri cittadini con lo zenit tra Gorla, il confine con Sesto, Greco e la Bicocca (oltre 400 imprese in più, un aumento del 23 per cento) e il nadir tra Villapizzone e viale Certosa con un «rosso» di 380 aziende (oltre il 15 per cento in meno). Il traino si conferma il centro storico che da solo ospita un quarto delle sedi lombarde iscritte al registro delle imprese (52 mila), in aumento del 4,5 per cento, con un saldo positivo tra aziende avviate e cessate di circa mille società. Tra le altre zone spicca il risultato dell’area tra Porta Nuova e piazza della Repubblica con numeri simili (ma in crescita di quasi sette punti percentuali), seguita dal distretto attorno all’Arco della Pace, quello del cimitero Monumentale (con circa 400 attività in più ciascuno) e dalle aree di Porta Venezia (più 300), Lambrate, Isola e Navigli (più 200 ditte ciascuna).
Epicentri economici, dal design alla movida Moda, design, movida, smart city, turismo, cultura e sport. La metropoli dei settori ha i suoi epicentri e le sue sfere d’influenza. Delle 12mila e passa imprese che si occupano delle eccellenze milanesi — moda e design — entro i confini cittadini, il 14 per cento sta tra il Quadrilatero, Brera e Porta Nuova, mentre l’area Garibaldi-Repubblica è la roccaforte delle imprese turistiche (14 per cento delle quasi 3mila complessive) e della movida (8 per cento su 13.500) quasi appaiata alla zona della Darsena e del Carrobbio. Sant’Ambrogio e Conciliazione, invece, si rivelano cluster delle attività dello sport (9,1 per cento).
Interessante altresì il dato sulle imprese smart city (che si occupano di applicazioni e servizi per la città del domani) con 31mila imprese, quasi una su dieci delle quali si trova all’ombra dei nuovi grattacieli e delle sedi dei colossi alla Microsoft e Amazon tra Porta Volta e la Centrale.
Artigianato in periferia, tra difficoltà e speranze I dati della Camera di commercio (qui elaborati dall’Unione artigiani), svelano anche il «peso» della componente artigiana, circa 27.500 mila aziende solo in città, pari al 13,4 per cento. Una ogni sette, emblema della forte vocazione manifatturiera. «La crescita cittadina è confortante — spiega il segretario generale Marco Accornero — soprattutto sul fronte delle start up». Le ditte artigiane nel capoluogo lombardo sono cresciute del 4 per cento dal 2011 in città, dato rilevante se confrontato all’hinterland (l’area metropolitana) che invece paga dazio nel lungo periodo (meno 2 per cento). «I dati sulle imprese totali evidenziano come sia soprattutto l’area a Nord a presentare sviluppi, il che potrebbe fungere da volano per l’hinterland e la Brianza» (meno cinque per cento dal 2011). Performance cittadine superiori alla media anche nel confronto tra 2016 e 2017, con numeri stabili mentre fuori il settore è in contrazione. Meglio se si considera il sottoinsieme delle aziende individuali (più 5 per cento).
La mappa dei quartieri artigiani racconta anche qui di una zona Nord della città protagonista — a livello quantitativo — con il 48 per cento delle imprese artigiane contro il 20 per cento scarso del centro storico dell’Area C.
Dinamiche territoriali I dati mostrano un forte sviluppo verso il Nord della metropoli che può trainare l’hinterland
Il dossier dettagliato, le donne e gli stranieri Considerando i dati aggregati con metropoli e l’area della Brianza, si notano i settori più vivaci nel confronto con il 2011: Itc-elettronica (più 42 per cento), cura del verde (più 41), tessile (più 32), legno e alimentare (più 19) e artistico (più 9), contraltare dei comparti in difficoltà: servizi di pulizia (meno 21 per cento), assistenza medica (meno 10), trasporti (meno 7), edilizia (meno 5). La presenza femminile si attesta attorno al 15 per cento, in lieve crescita, più alta nei settori come la cura della persona (con il 68 per cento di donne), il tessile (56 per cento), le pulizie (34 per cento) e la chimica (27 per cento). Aumenta in maniera più sensibile l’artigianato straniero. E se nel 2011 il rapporto tra titolari delle imprese individuali italiani e stranieri era 70 a 30, oggi si è passati a un 59 a 41. Scorrendo i comparti artigiani con maggiore presenza internazionale, spiccano i servizi di pulizia (76 per cento) e l’edilizia (72 per cento). Cinquanta a cinquanta nel settore alimentare, come anche nel tessile (47 per cento) soprattutto nelle zone NordOvest e Nord-Est della città. Netta la maggioranza italiana nell’assistenza medica (98 per cento), nel settore auto-motocicli (94 per cento), nell’artistico tradizionale e nell’impiantistica (87 per cento).