Chung a passo di danza con la Filarmonica
Fino a qualche anno fa la Filarmonica della Scala era protagonista del grande concerto di MiTo nel palazzetto del basket, davanti a 8mila spettatori. Stasera saranno poco più di duemila quelli che potranno applaudirla al teatro degli Arcimboldi (ore 21, v.le Innovazione, € 25-30, rimangono ancora pochi biglietti, tel. 02.87.905), ma tanto basta per fare dell’appuntamento uno dei momenti clou dell’edizione 2018; non a caso il direttore artistico Nicola Campogrande ha voluto titolarlo «Apoteosi», affidando all’esperta bacchetta di Myung-Whun Chung uno dei brani iconici del tema di quest’anno, la danza: il maestro coreano dirigerà infatti la settima sinfonia di Beethoven, definita da Wagner «l’apoteosi della danza», che lunedì a Verona accosteranno alla «Pastorale». A far danzare la sue dita sugli 88 tasti del pianoforte sarà un altro coreano, il 24enne Seong-Jin Cho, solista nel terzo Concerto in do minore di Beethoven. Un brano da sempre visto dai suoi interpreti attraverso due prospettive: o come epigono del concerto classico o come primo esempio della nuova temperie romantica; Cho sceglie una via di mezzo quando sottolinea una scelta esecutiva classicheggiante («il difficile di questa pagina è suonare tutto in modo chiaro, far sentire perfettamente tutte le note») ma poi l’indicazione di un interprete di riferimento che lo affrontava con introspezione decisamente romantico, Radu Lupu: «Lui è il mio pianista preferito, vale per quest’opera ma vale per tutto il repertorio». Suonare assieme alla Filarmonica gli ricorda «il debutto alla Scala, la scorsa primavera; suonammo Rachmaninov, fu una grande emozione e una grande gioia, anche perché potei portare in Italia i miei genitori; la scusa era sentirmi alla Scala, ma così poterono visitare il vostro Paese per la prima volta; il giorno prima del concerto avevamo fatto una gita spettacolare sul lago di Como».