Corriere della Sera (Milano)

Il lavaggio auto arriva sotto casa

L’app degli startupper bocconiani per la pulizia in strada «a secco» «E i lavoratori sono tutti co.co.co»

- Davide Illarietti

Nel traffico schizzano come i rider di Foodora o Deliveroo, ma lo zaino in spalla è grande il doppio. Anziché vivande contiene stracci, spugne e detersivi, un aspirapolv­ere. Arrivano a sera più stanchi, ma anche meglio pagati. Portano a casa «anche 45-50 euro» per sei lavaggi al giorno, raccontano. «E la schiena li sente tutti».

A Milano i washer — «lavatori» — di automobili sono gli ultimi arrivati nel popolo del precariato a due ruote. L’origine è metà anglosasso­ne (per la parte digitale) e metà araba. Negli Emirati — pare — si vedono da tempo auto lavate direttamen­te su strada, un po’ come alle corse di Formula Uno. Le hanno viste, perlomeno, i fondatori di Washout: ai bocconiani Christian Padoan e Andrea Galassi l’idea è venuta «osservando la Ferrari di uno sceicco che veniva pulita a mano in un centro commercial­e di Dubai, senza acqua e senza sporcare in terra». Ne è nata una startup — uffici in via Vigevano — che nell’ultimo anno ha lustrato centinaia di auto posteggiat­e per le vie di Milano, mentre i proprietar­i aspettavan­o comodament­e a casa o in ufficio. I washer raggiungon­o il veicolo, lo lavano sul posto e ripartono. E il pagamento avviene online.

Il meccanismo è semplice, testarlo costa tra 13 e 25 euro e un’oretta di tempo. Nell’apposita app si inseriscon­o marca e targa del veicolo, la posizione e l’orario. Come per Airbnb e altre forme di economia peer-to-peer, c’è un unico problema: la consegna delle chiavi. Che però servono «solo se il cliente richiede anche una pulizia interna» spiegano dalla startup; molti utenti si appoggiano a bar di fiducia e portinerie, oppure si fanno raggiunger­e dal washer in ufficio o in palestra. La puntualità non è sempre garantita: «Molto dipende dal traffico e dalle distanze» spiega il lavatore che accorre affaticato sotto il sole di fine estate. «Nei giorni fortunati e capitano clienti nel raggio di pochi chilometri. Se no è un calvario: la cosa peggiore, in questo lavoa ro, sono gli spostament­i».

Per lui e la maggior parte dei lustra-auto milanesi — 35 al momento — è un lavoro temporaneo almeno nelle intenzioni, ma non accessorio. «La paga non è così male» assicurano. Rispetto ai fattorini del food-delivery la differenza è nel contratto: non una percentual­e a lavoro eseguito — di solito sui quattro euro lordi consegna — ma un fisso giornalier­o più incentivi (con formula co.co.co). Sono 45 euro per otto ore, ma «diventano anche 50-55 se si superano le sei auto al giorno» spiegano i rider. Tutti poi «ricevono un rimborso per il chilometra­ggio percorso e la divisa e i prodotti per pulire sono forniti dall’azienda» precisa Washout.

Il resto è lavoro di gambe e di polso, niente bollicine: i detergenti si vaporizzan­o, gli sguardi dei curiosi cercano invano un secchio d’acqua e sapone che non c’è. Tempo di lavaggio: 60-90 minuti, dipende da quanto è grande (e sporco) il veicolo. Varia anche il prezzo: da 9.90 euro gli scooter a 24.90 per i Suv, da pulire dentro e fuori. Dando un’occhiata ai tariffari degli autolavagg­i in città, con prezzi dai 20 ai 30 euro per il “servito”, di più convenient­e c’è solo il fai-da-te. Nelle strutture automatizz­ate il gettone costa un euro per pochi minuti mai sufficient­i, e tanto olio di gomito. Altrimenti, c’è il rito domenicale del lavaggio fatto in casa, nel garage o in giardino per chi ce l’ha. Ma nella città-che-cresce, la mancanza di tempo e spazio giocano a favore dei washer.

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Gli strumenti I washer si muovono in bicicletta o motorino con i prodotti per il lavaggio a secco

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