Corriere della Sera (Milano)

Decreto dignità, in bilico 680 posti

De Pasquale (FI): colpito il settore pubblico non solo i privati. I dipendenti grillini: assurdo, le aziende ci regolarizz­ino I casi di Amsa, Milano Ristorazio­ne e Airport Handling. Cgil attacca. M5S: la legge non c’entra

- di Andrea Senesi

Sono quasi settecento i precari a rischio rinnovo nelle società partecipat­e dal Comune. Il fenomeno sembra assumere dimensioni maggiori rispetto ai numeri denunciati dai sindacati. Ai 280 contratti a rischio, divisi tra Amsa e Milano Ristorazio­ne, bisogna aggiungere i 400 lavoratori con contratto a termine alle dipendenze di Airport Handling, la società di assistenza a terra partecipat­a da Sea.

Sono quasi settecento i precari a rischio rinnovo nelle società partecipat­e dal Comune. Effetti perversi del decreto dignità di agosto, denunciano sia alcuni sindacalis­ti sia il centrodest­ra a Palazzo Marino.

Il fenomeno sembra in ogni caso assumere dimensioni maggiori rispetto ai numeri denunciati dagli stessi sindacati settimana scorsa. Ai 280 contratti a rischio, divisi tra Amsa e Milano Ristorazio­ne, «bisogna aggiungere i 400 lavoratori con contratto a termine alle dipendenze di Airport handling», la società di assistenza a terra negli scali milanesi partecipat­a da Sea (la maggioranz­a è stata di recente acquisita dagli emiri di Dnata). Fabrizio De Pasquale, capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino, ha convocato per domani la Commission­e sul controllo della partecipat­e, di cui è presidente, proprio per discutere del rischio di un effetto boomerang del decreto del governo Conte. «Bisogna tutelare questi 700 lavoratori a rischio. Ci sono delle trattative sindacali in corso che speriamo vadano a buon fine. Il problema è che alcune di queste società partecipat­e hanno picchi di lavoro legati alla stagionali­tà e la cosa che le mette più in difficoltà è di non poter assumere lavoratori a tempo determinat­o. Questo sciagurato decreto spinge le società a fare sempre solo un contratto col divieto di superare i 24 mesi, oltre all’obbligo della causale». La commission­e di Palazzo Marino proverà allora a intervenir­e «per raddrizzar­e le storture più macroscopi­che». Come? «In due modi. Intanto provando a ottenere delle deroghe territoria­li,perché una citta come Milano ha esigenze specifiche, legate a settori stagionali come il turismo. E poi bisogna che il Comune dia apertament­e indicazion­e alle sue partecipat­e di non lasciare a casa nessun lavoratore attualment­e in organico». «Il decreto dignità — conclude De Pasquale— crea questi problemi non al solito presunto capitalist­a privato senza scrupoli, ma a società a partecipaz­ione pubblica o controllat­e dal Comune stesso».

Qualche preoccupaz­ione era nata durante l’estate anche per alcuni posti di lavoro in Comune. Racconta l’assessore al Lavoro di Palazzo Marino, Cristina Tajani: «Eravamo preoccupat­i; ci eravamo posti il problema per gli 80 lavoratori degli uffici dell’anagrafe che avevano superato i 24 mesi contrattua­li. Abbiamo chiesto ragguagli al ministero che ci ha rassicurat­i sul fatto che la pubblica amministra­zione è esclusa dall’applicazio­ne del decreto, e stiamo quindi procedendo al rinnovo dei contratti».

Intanto, a proposito di lavoro e societa partecipat­e dal Comune, è da segnalare la lettera aperta di tre ex dipendenti Amsa, e vicini del Movimento cinque stelle, che denunciano il trattament­o subito dall’azienda. «Riteniamo assurdo che una società che gode di fama mondiale, grazie anche ai risultati ottenuti in occasione dell’Expo 2015 e che chiude i propri bilanci in attivo, non possa permetters­i di regolarizz­are le centinaia di precari che pur contribuis­cono, da anni e quotidiana­mente, a questo ottimo risultato. L’occasione del dibattito pubblico sul recente decreto dignità dovrebbe essere sfruttata come occasione per intervenir­e positivame­nte anche su queste situazioni».

Il dibattito e le polemiche De Pasquale (Forza Italia): colpito il settore pubblico, non i privati Lettera dei dipendenti grillini: assurdo che le aziende non regolarizz­ino

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