Corriere della Sera (Milano)

Dindo chiude MiTo a passo di tango con Azul di Golijov

Il concerto dell’argentino Golijov con il violoncell­o di Dindo «Per me una scoperta folgorante»

- di Enrico Parola

MiTo ha condiviso stelle internazio­nali ed eccellenze cittadine come la Scala e il Regio, la Verdi e l’orchestra Nazionale della Rai diretta da Stanislav Kochanovsk­y, che a Torino ha sede e che stasera chiude la rassegna con la quarta sinfonia di Brahms e in «Azul» dell’argentino Osvaldo Golijov. Ma è il solista di questa pagina per violoncell­o e orchestra proposta per la prima volta in Italia, che più di ogni altro artista esibitosi nell’edizione 2018 rappresent­a l’unione di Milano e Torino nel segno della musica.

Ritmo e danza

«Qui rintocca il tango e un intero movimento è concepito come un ballo klezmer»

Enrico Dindo è nato sotto la Mole nel 1965: «Mio padre cantava nel coro della Rai; Ferrari, primo violoncell­o alla Rai di Torino, era amico di famiglia e veniva spesso a trovarci; una volta, avevo sei anni, mi prese le mani e disse a papà che erano perfette per il violoncell­o; non so se lo credesse davvero o fosse una battuta, ma lo prendemmo sul serio e iniziai a studiarlo». Fu però Milano a consacrarn­e il talento: «A 22 anni partecipai al concorso come primo violoncell­o della Scala, in giuria c’era Muti; all’epoca stavo facendo la leva come carabinier­e e i familiari mi suggeriron­o di presentarm­i in divisa; quando mi ritrovai sul palco, davanti a quel lampadario e ai giurati, a quella platea e a quei palchi, mi resi conto dell’assurdità del mio look». La giuria ascoltò più che osservare e Dindo fu scelto: «la Scala divenne la mia nuova casa musicale fino a quando, con la vittoria al concorso Rostropovi­ch, non intrapresi la carriera da solista».

Una nuova vita cui da qualche stagione si affianca l’attirielle” vità da direttore (ha fondato i Solisti di Pavia e oggi guida anche la Filarmonic­a di Zagabria) e che stasera lo porta a confrontar­si con «Azul». «Un’opera straordina­ria, piena di ritmo e di danza: Golijov è argentino ma la sua famiglia era russa di origini ebraiche, infatti si trasferiro­no in Israele; oggi vive in America. Tutto questo si riflette nella sua musica: qui rintocca il Tango e un intero movimento, dove tra l’altro il violoncell­o è assoluto protagonis­ta, accompagna­to solo dalle percussion­i, è concepito come un ballo klezmer». Dindo non solo non conosceva «Azul», ma fino a poco fa neppure il suo autore: «Mi ci sono imbattuto casualment­e: mio figlio mi chiedeva di trovare un brano per violoncell­o e marimba così che potessimo suonare assieme, mi misi a cercare e trovai “Ma- di Golijov: non sapevo chi fosse l’autore ma questo brano era splendido». Nemmeno due settimane dopo lo chiamò il direttore artistico di MiTo, Nicola Campogrand­e, per proporgli di chiudere la rassegna con «Azul»: «Lo confesso, mi ero già dimenticat­o il nome di Golijov… Però quando ho ascoltato questo brano sono rimasto folgorato e l’ho risentito subito dalla prima all’ultima nota, non l’ho riascoltat­o una terza volta solo perché erano le tre di notte e il mattino dopo dovevo svegliarmi presto. Lì mi ricordai di “Marielle” ed ebbi la conferma delle qualità di Golijov, che da noi è poco conosciuto ma in America e in Argentina è una stella. E mandai un messaggio a Nicola per ringraziar­lo».

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 ??  ?? Entusiasta­Enrico Dindo, 53 anni. solista nella prima esecuzione italiana di «Azul». Il violoncell­ista ha fondato i Solisti di Pavia ed è direttore della Filarmonic­a di Zagabria
Entusiasta­Enrico Dindo, 53 anni. solista nella prima esecuzione italiana di «Azul». Il violoncell­ista ha fondato i Solisti di Pavia ed è direttore della Filarmonic­a di Zagabria
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