Bufera Casa della Memoria Si dimette il presidente
Strappo di Kerbaker: ignorato sui progetti. E il museo è in ritardo
amareggiato, Andrea Kerbaker. Lo scrittore che fino a lunedì è stato il presidente della Casa della Memoria — con il difficilissimo compito di mediare sul progetto di un museo della Resistenza tra le diverse anime che vivono lo spazio nel quartiere Isola — ha deciso di lasciare. Ma la missione di far decollare l’idea di spazio espositivo voluto dal Ministero dei Beni culturali non c’entra nulla con la decisione di rassegnare al sindaco Beppe Sala le sue dimissioni. Il problema, dice, è un altro: «Ultimamente il Comune di Milano si muove senza informarmi; organizza riunioni senza non solo coinvolgermi, ma neanche comunicarmi nulla. Deduco che la mia posizione non interessa». Un comportamento, prosegue Kerbaker, che è anche direttore della fiera editoriale «Tempo di libri», «spiacevole, che mi lascia esterrefatto», cosa che ha ribadito nelle email inviate l’altra mattina a Sala, all’assessore alla Cultura, Filippo Del Corno e alle associazioni di via Confalonieri. Da Palazzo Marino prendono atto del passo indietro, ma precisano di non aver in alcun modo escluso il nome scelto dall’allora sindaco Giuliano Pisapia come rappresentante del Comune nel comitato di gestione dello spazio inaugurato alla vigilia del 25 aprile di tre anni fa, nel settantesimo della Liberazione. Anche se le riunioni incriminate, in effetti, ci sarebbero state: due, ma di natura puramente tecnica, senza affrontare nessuna questione strategica.
Sullo sfondo rimangono le difficoltà in cui da anni sembra essersi impantanato il progetto. Quello «Spazio Resistenza» annunciato nel 2015 dall’ex ministro Dario Franceschini e già finanziato con 2,5 milioni di euro, che s’è dovuto scontrare fin dal primo giorno con la contrarietà dell’Anpi, una delle cinque realtà — insieme agli ex deportati, all’Istituto Ferruccio Parri e alle associazioni vittime del terrorismo e vittime di piazza Fontana — che hanno casa nell’edificio all’Isola.
Il presidente dell’associazione provinciale ex partigiani, Roberto Cenati spiega: «La decisione di realizzare a Milano un museo nazionale della Resistenza, in uno spazio ristretto