La piazza a Dergano
PERIFERIE I COLORI E LE OPERE
L’altra mattina alcuni abitanti di Dergano guardavano perplessi (altri, viceversa, erano contenti) i volontari che coloravano grandi cerchi sull’asfalto di quello che fino a due giorni prima era un parcheggio e ora è una piazza, per il momento temporanea. «I problemi del quartiere sono altri», dicevano gli scettici. L’obiezione ha una sua innegabile forza. Ogni volta che in periferia si realizza un intervento più estetico che strutturale — che sia la piazza «stile New York» a Dergano o le opere di Frida Kahlo proiettate sui palazzoni del Gratosoglio di qualche tempo fa — c’è sempre qualcuno che sottolinea che i «problemi dei quartieri sono altri». E, messa così, ha sempre ragione. La piazza con i cerchi colorati non risolve i problemi di Dergano, come quella notte con i dipinti di Frida Kahlo non ha cambiato le sorti del Gratosoglio. Eppure, lo stupore di vedere un luogo quotidiano, spesso trascurato, che prende luce, ha un valore, anche civico. Alla prova dei fatti, le periferie, oltre che di interventi strutturali, hanno fame di novità e un po’ di bellezza, visto che di entrambe c’è una certa penuria. Il punto è che sono zone (a ragione) un po’ più diffidenti. I cambiamenti estetici, quindi, vanno accompagnati o, è un attimo, l’obiezione dei «problemi» prende quota. Stabilito, quindi, che una nuova piazza non svuota «i cestini stracolmi», non mette il silenziatore «agli schiamazzi notturni», non ripara «le panchine rotte», se gli abitanti la useranno, se ci cammineranno di sera, la scommessa sarà vinta. E la soddisfazione doppia.